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sabato, Luglio 27, 2024

Turismo della salute: un bilancio presentato alle Terme della Fratta

Testo di Maurizio Maria Fossati

"L’uomo ha sempre riconosciuto nell’acqua un quid divinum. Le acque termali, in più, offrono il calore della Terra e le caratteristiche minerali delle sue profondità". Sono le parole di Umberto Solimene, direttore della Scuola di Specializzazione in Idrologia Medica – Medicina Termale all’Università di Milano. "La medicina termale – continua il professore – è una delle più antiche forme di terapia. E in quest’ottica, le ‘Thermae’, quale complesso integrato di risorse naturali, strutture e servizi, possono essere il punto d’incontro tra diverse forme di cultura medica per percorsi di riabilitazione e conservazione del migliore stato di salute".
Per parlare di Thermae, di medicina termale integrata e fotografare la situazione italiana, il professor Solimene ha promosso un workshop alle Terme della Fratta, in provincia di Forlì, un parco termale di 13 ettari con 11 sorgenti e sette differenti tipi di acque, soprattutto sulfuree e salso-bromo-iodiche (www.termedellafratta.it). Un luogo ideale per percorsi di medicina termale integrata, una scienza che, avvalendosi delle conoscenze e delle tecniche classiche dell’idrologia unite alle tecniche terapeutiche tradizionali di altri saperi medici, si occupa dell’uomo nella sua globalità, mirando a ristabilire l’equilibrio funzionale di tutto l’organismo.
Purtroppo, le analisi sulla situazione del turismo termale italiano fatte da Solimene al workshop delle Terme della Fratta hanno messo in luce una situazione nazionale piuttosto sconfortante. Scende infatti del 10% il numero delle persone che nel 2012 hanno fatto ricorso alle cure termali nel nostro Paese, aggravando una situazione negativa che già negli anni scorsi cominciava a creare apprensione e che oggi è indice di una chiara crisi del settore. Non è così in Francia, dove al contrario lo stesso parametro fa registrare un aumento del 5%.
Secondo il docente milanese, i problemi sono dovuti alla recessione, ma anche alla mancanza di investimenti in ricerca e in una generale carenza di "cultura termale" in Italia. Anche fra i medici.
"In gran parte delle nostre Regioni – dice infatti il professore, che è segretario generale della Federazione Mondiale Termalismo e Climatoterapia delle Terme (Femtec) – non si fa informazione sulle Terme. Solo l’Emilia Romagna finanzia un corso di formazione-informazione rivolto ai medici".
In Italia ci sono 350 le aziende termali che occupano 17mila addetti, un fatturato di 380 milioni di euro, di cui circa 200 a carico del Servizio Sanitario Nazionale (i pazienti convenzionati che pagano solo il ticket sono il 72%). Ma non è tutto. Le terme, infatti, creano un fatturato indotto di circa 4,5 miliardi (settore turistico-alberghiero e altro) che coinvolge ben 73mila addetti".
Le malattie più curate, come integrazione alle terapie mediche, sono quelle del naso e della gola (29,4%), le artro-reumatiche (29%) e quelle dell’apparato digerente (22,2%).
Oggi però le aziende termali non si rivolgono più solo al paziente malato, ma puntano anche al cliente sano che vuole mantenere al meglio il suo stato di salute, equilibrio ed efficienza psico-fisica. Concetto questo che, secondo Solimene trova poca attuazione in Italia, dove è carente la politica a sostegno della ricerca medica e del turismo termale nel nome del benessere. Eppur qualcosa si muove: negli ultimi anni Federterme ha cominciato a finanziare, attraverso la Fondazione per la Ricerca Termale (Forst), alcuni studi clinici che seguono i criteri della più moderna ricerca scientifica.

 

 

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