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lunedì, Dicembre 9, 2024

Le gondole della Birmania

di Antonino Padovese

 

Nel lago Inle, nel cuore del paese asiatico, c’è un progetto di turismo lento e sostenibile che aiuta le donne che abitano in un villaggio di palafitte sull’acqua. Il creatore: «Mi sono ispirato a Venezia»

 

Myo Min Zaw ha 41 anni e in Myanmar è una guida freelance. Ha imparato l’italiano a Bertinoro, il magnifico borgo in provincia di Forlì e Cesena, definito a ragione il «balcone della Romagna» per le sue viste panoramiche. Quila guida birmana è arrivata assieme ad altri 21 connazionali, selezionati per partecipare a un programma del ministero degli Affari esteri italiano, un corso di formazione avanzata per lo sviluppo del turismo in zone rurali. Durante il periodo in Italia, Myo Min Zaw viene accompagnato assieme agli altri «studenti« fra città d’arte e campagne, per visitare le bellezze dell’Italia e le nostre città turistiche. È stata una visita in Veneto a illuminarlo. «Avevo sentito parlare di Venezia — ricorda oggi la guida — e avevo visto qualche documentario in tv ma la realtà ha superato qualsiasi aspettativa. I palazzi sui canali, gli autobus sostituiti dai vaporetti e soprattutto le gondole. Sono rimasto affascinato da queste imbarcazioni lunghe e nere, con i turisti seduti che scattano foto e il barcaiolo in piedi che conduce il mezzo». Quando la guida finisce il periodo di studio in Italia, torna in Myanmar, a Yangon. E poi si sposta al lago Inle, un bacino d’acqua al centro dello Stato asiatico che confina a Est con il Bangladesh, a Nord con la Cina e a Ovest con Thailandia e Laos. «L’idea delle gondole veneziane era perfetta per un tipo di turismo lento e sostenibile come quello che si pratica al lago Inle». Così Mio Min Zaw fa costruire barche allungate dal fondo piatto, sostituisce i barcaioli veneziani con le donne del villaggio di Pauck Par. Sono loro a portare avanti la vita del villaggio, mentre i mariti pescano sul lago in un modo che sanno fare solo qui: un piede sulla barca e uno che si aggrappa al remo, con una rete conica utilizzata per raccogliere quanti più pesci possibili. Il villaggio sul lago Inle è formato da poco meno di 200 case, nove su dieci sono fatte da bambù. Ci abitano più o meno duemila persone. La scuola, l’ufficio postale, il ristorante e qualche struttura di accoglienza, tutto è costruito su palafitte. E il giro in canoa, quell’imbarcazione che ricorda una gondola, fra le case e gli orti galleggianti del villaggio, serve a sostenere le famiglie del posto. Ci sono una decina di barche a disposizione e alla fine del giro in barca, rigorosamente per due, viene rilasciato un attestato così i turisti possono conoscere la famiglia a cui arriverà il piccolo contributo economico. In questo villaggio sull’acqua è possibile visitare la manifattura dei sigari e l’atelier di tessitura dove vengono confezionati capi d’abbigliamento col preziosissimo fiore  di loto. Ma il Myanmar, il nome con cui dal 1989 è chiamata la Birmania, non è solo questo ma tanto altro. Dalle stupende pagode dorate come quella di Yangon, la valle dei templi di Bagan dove si respira l’essenza del buddismo. La città di Mandalay e il fiume Ayeyarwaddy, il lago Taung Tha Man attraversato ad Amarapura dal ponte in legno di teak più lungo al mondo, dove birmani e stranieri fanno a gara per vedere uno dei tramonti, dicono, più belli dell’intero pianeta.

 

Da sapere

  • Il Myanmar è il nome con cui dal 1989 è conosciuta l’ex colonia britannica della Birmania.
  • Il Paese asiatico ha 50 milioni di abitanti ed è uno dei più poveri del continente dal punto di vista economico ma uno dei più ricchi dal punto di vista turistico.
  • Le quattro mete principali sono Yangon, Bagan, Mandalay e il lago Inle

Info:

facebook.com/ aztravelmyanmar

facebook.com/inlecanoelady

 

Articolo pubblicato sul Corriere del Veneto il  26/11/2018

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