Testo di Grazia Paganuzzi
"L’immagine e la parola, la parola e la musica…nate dal desiderio di raccontare le cose del viaggio…":così viene presentata in alcuni ac-cenni da Marco Goldin la mostra "Van Gogh e il viaggio di Gau-guin", ospitata a Genova presso Palazzo Ducale, fino al 1 maggio 12 (prorogata dal 15 aprile). Temi principali, dunque , il viaggio, se-te di conoscenza dell’uomo, e il mare, sete dell’infinito, narrati attra-verso alcuni capolavori, primo fra tutti "Da dove veniamo? Chi siamo ? Dove andiamo? " di Gauguin del Museum di Boston. Genova, "cit-tà abituata alle partenze e ai ritorni" non a caso " ha nel suo cuore l’amore per annullare le distanze" grazie al mare naturalmente, e al-le sue "vele candide gonfiate dal vento"…Il viaggio è inteso "come esplorazione" in territori sconosciuti, " come spostamento" e come "cammino interiore" , che "tutti gli altri viaggi raccoglie in sé….nella coscienza e nell’anima", secondo Marco Goldin.
Anche una stanza può contenere tutto un mondo e non avere con-fini e "ogni cosa è una continua…apparizione". Così era la cameret-ta di Van Gogh della casa di cura di St. Rèmy : " Nella stanza acca-dono i miracoli… si valicano montagne, si attraversano fiumi e ma-ri… ,qui si ha maggior chiarezza di sé e del mondo." e come nella camera ad Arles, in Provenza, in attesa del suo amico Gauguin. Da qui scriveva al fratello Theo: " Io rischio la vita nel mio lavoro e la mia ragione vi si è consumata per metà." Da questa stanza, che non è certo al riparo dalle tempeste, "parte il viaggio". Van Gogh dal-le sue finestre vedeva i campi di grano e gli ulivi, come Morandi scorgeva dalle sue un"assoluto non tramontabile" Anche la sua ca-mera nella "casa gialla", vicino al Rodano, diventa per lui "il centro del mondo", dove ha fissato "l’assoluto nella pittura" . La camera di Van Gogh, dunque, appare semplice e nuda, composta solo da un letto, un tavolo e due sedie. Egli vi immortalò il mondo e offrì se stesso: ecco il quadro che ritrae gli scarponi che sopportarono le sue fatiche,o quelli dei paesaggi…Il "viaggio", inizialmente viene in-trodotto dai diversi artisti della Hudson River School: la luce di un rosa cupo del tramonto su Mont Desert, le rocce scoscese della Yo-semite Valley di Turner che scrisse: "La frontiera trasforma le solitu-dini deserte…", ma il risultato fu l’America. Egli tuttavia visse il viaggio in tutta la sua valenza romantica e avventurosa. Figure che osservano vengono immortalate nel Novecento da pittori come Hopper in"Sole del mattino", una donna inondata di luce, finche si giunge a "Il tessitore al telaio" di Van Gogh.Completamente differenti da tutto il resto e uniche sono le donne taitiane di Gauguin, dove si mescolano cultura orientale e occidentale, rappresentando l’umanità.
Nella "Vertigine dello Spazio Americano" paesaggi marini alternano la luce delle onde al cupo cielo della notte, ponendo ancora il mare come protagonista al centro del viaggio fisico ed esistenziale.
Il soggetto del "Tessitore al telaio" è ripetuto con diverse tecniche: acquerello, matita, inchiostro, olio su tela: nell’opera più grande si nota il risalto del volto più chiaro rispetto alla luce verde scuro della stanza.
Teneri nidi d’uccello vengono spiegati così: "Gli altri fanno il nido, fanno i piccoli e allevano la covata", ma lui non riesce " e allora dà la testa contro le sbarre della gabbia…è pazzo di dolore…Guarda fuori il cielo gonfio, carico di tempeste e sente montare la rivolta…dentro a sé. Sono in gabbia, sono in gabbia…Ah, per favore, la libertà: es-sere un uccello come tutti gli altri!" (da una lettera a Theo).
Rosso fuoco il sole risplende sullo sfondo di "filari di pioppi al tra-monto"di Van Gogh. Più pallido lo sfondo di "Autunno nel paesaggio al crepuscolo. " Che differenza fa che il mio giallo sia o non sia quel-lo delle foglie ? Ha poca importanza. Molto dipende —dal senso che ho dell’infinita varietà di tonalità di una stessa famiglia. Ed ecco l’oro del campo di grano: i colori della Provenza…
Stampe di figure della Parigi fine 800: pittori e pittrici, un veterano in Place Vendome impallidiscono di fronte alla meravigliosa luce che emana dal candore di "frutteto stretto dai cipressi" sotto l’intenso az-zurro del cielo. "Ho un nuovo giardino-scrive- bello quanto quello dei peschi rosa, con albicocchi di un rosa pallidissimo."
L’agglomerato di Les Saintes Marie de La Mer si staglia coloratissi-mo, in vivace contrasto coni verdi filari dei campi , mentre di fronte l’azzurro del mare è spezzato dalle barche variopinte….
"Ti scrivo da Saintes Maries de la Mer, in riva al Mediterraneo…ha il colore degli sgombri, cioè cangiante, non si è sempre sicuri che sia azzurro, perché, un attimo dopo, il riflesso cangiante assume una tinta rosa o grigia." Il verde viene così dipinto in tutte le sue sfumatu-re, gradazioni, contrasti, in "tronchi d’albero nell’erba", "con "L’edera", o nel meraviglioso "Vigneto", dove i filari pastosi nelle loro tinte paiono toccare il cielo sfumato sempre più azzurro, mentre quasi geometrici e rigidi appaiono i "Pini al tramonto".
Esplode addirittura la primavera nel suo splendore di colori in "Giar-dino dell’ospedale a St.Remy, così diverso dai contorti alberi dell’ospizio di St Paul,che evidentemente rispecchiano tutta la sua angoscia. "Mi sono recato al sud…Volevo Vedere un’altra luce…"
Monet nel frattempo vuole concludere il suo viaggio creando il giar-dino di Giverny: ecco allora lo "stagno delle ninfee e il ponte giappo-nese"…Un ampio modellino rende bene l’idea di quel che è stato.
Irrompono i vivaci colori della pittura astratta di Kandinskj, rimossi dal dolore del volto di Van Gogh che dipinge il suo "Autoritratto".: è il senso compiuto di un viaggio che per lui terminò col vuoto: "qui tutto si conclude e si raggiunge…"
Nella cappella affrescata di Palazzo Ducale, davanti alla statua della Madonna Incoronata, sull’Altare Maggiore, si ritrova l’amore, l’infinito e l’assoluto che sprigionano dall’essere umano e lo ricongiungono all’Eterno, liberandolo da quel terribile senso di impotenza e isola-mento percepiti da Van Gogh, per ridonargli la vita.