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venerdì, Marzo 29, 2024

Canavese: Terra di villeggiatura regale e di grandi vini

 

 

a cura di Leonella Zupo
Chi percorre anche frettolosamente l’autostrada che da Torino corre verso la Valle d’Aosta, non può non cogliere il verde paesaggio del Canavese, che riporta, con un po’ d’immaginazione, alle lunghe villeggiature dei signori di un tempo. Molti sono infatti i viaggiatori del passato che hanno subìto il fascino di questa terra e l’hanno voluta conoscere più a fondo, così come faranno bene oggi quegli automobilisti che sceglieranno di rallentare il ritmo frenetico dei giorni nostri per concedersi il piacere di fare una sosta da queste parti per degustare quantomeno un calice di vino. O magari decidere di trascorrervi una breve "villeggiatura" – badate bene non una "vacanza", termine ormai indissolubilmente legato alla materialità dei consumi – ma una sosta diversa in un ambiente piacevole e rilassante in piccole cittadine che ancora oggi riescono ad esprimere modi e costumi di un’Italia orgogliosa di essere, perché no, un po’ provinciale. Perché tutto questo valore in un’area così minuscola che sulle carte geografiche quasi non si legge? Il merito è sicuramente della natura, e poi della cara, vecchia montagna. Ivrea, la città di Olivetti e del suo sogno urbanistico e sociale, si trova proprio al centro di una piccolissima area di origine morenica a forma quadrangolare, il Canavese appunto. Origine morenica significa che questa terra è il risultato geologico di secoli di evoluzione di un grande ghiacciaio prealpino, che si trovava a Nord-Ovest di questa zona. Vi sono numerose tracce monumentali nell’identità, cosiddetta regale, del Canavese. Qui infatti risiedono parecchi castelli residenziali, come il Castello ducale di Agliè, circondato da uno splendido parco romantico, il più vasto tra tutti i castelli del Canavese, che conta ben trecento stanze, molte delle quali conservano affreschi e meravigliosi arredi ottocenteschi. Il Castello di Masino (Caravino) era invece il castello dei Valperga, discendenti di re Arduino, che lo costruirono già nell’XI secolo. Nel 1459 i Savoia lo fecero radere al suolo per punire il cancelliere reale Jacopo Valperga, ingiustamente accusato di malversazione. Ricostruito, nel Settecento fu trasformato in una sfarzosa residenza barocca e, dove prima c’erano mura e fortificazioni protettive, venne creato uno grande parco in stile inglese. Le perle degli interni sono il Salotto Rosso, arredato con damaschi scarlatti, porcellane, miniature e ritratti femminili, e l’appartamento di Madama Reale. Il complesso del Castello di Mazzè comprende due corpi di fabbrica, il castello piccolo e quello grande, costruiti per volontà dei conti Valperga di Mazzè sopra ruderi romani e antichissimi resti celtici (ancora oggi riconoscibili). Il primo risale al Trecento, il secondo al secolo successivo, ma entrambi furono pesantemente restaurati nell’Ottocento secondo il gusto neogotico-romantico. Il complesso riveste un’enorme importanza storica: occupato dalle truppe di Francesco I di Francia nel 1515, in seguito fu più volte luogo di soggiorno dei Savoia, tanto che nel 1859 Vittorio Emanuele II diresse da qui parte delle operazioni militari della Seconda Guerra d’Indipendenza; tra i personaggi illustri che trovarono ospitalità nelle sue stanze si ricorda anche Nicola II, Zar di tutte le Russie. In splendida posizione, vicino al Lago di Viverone, il Castello di Roppolo risale al X-XIII secolo. Si dice che in una delle sue pareti Ludovico Valperga abbia fatto murare vivo un suo rivale in amore, Bernardo Mazzè. Il suo aspetto attuale è però figlio delle modifiche apportate nella prima metà dell’Ottocen to. Restaurato nel 1981, è diventato sede dell’Enoteca regionale dei vini della Serra, che prende nome dalla collina morenica della Serra, tra Biella e Ivrea. Non si può a questo punto non menzionare il Lago di Viverone, terzo lago del Piemonte per dimensioni: oltre 6 kmq di superficie per una profondità massima di 70 metri, il suo perimetro si estende tra i comuni di Viverone e Azeglio, mete turistiche la cui importanza va crescendo con il miglioramento dello stato di salute delle acque. Grazie a in terventi di bonifica condotti con successo, infatti, il lago è tornato a essere completamente balneabile: il suo litorale è un’attrazione irresistibile per chi desidera concedersi un buon pranzo accompagnato dagli straordinari vini del Canavese, come per chi ama gli sport acquatici. Campeggi, hotel e ristoranti (ma anche noleggi di barche e scuole di sci nautico) sono più numerosi sulla costa settentrionale, mentre a sud e ovest la vegetazione e la fauna sono più ricche e spontanee. Tutto il bacino del lago è un importante sito archeologico: vi sono stati ritrovati numerosi reperti dell’età del bronzo, oggi custoditi nei musei torinesi, e molti altri sono ancora nascosti sul fondale, tanto che gli archeologi parlano ormai di una "Civiltà di Viverone". Nei secoli passati i rinvenimenti casuali hanno favorito la nascita di tante leggende, una delle quali narra che sul fondo del lago si trova un intero villaggio che fu fondato da San Martino, distrutto dalle acque per essersi abbandonato al peccato. Altre storie raccontano di cunicoli segreti che collegherebbero il lago alla Dora e al Po. Ma torniamo a parlare di territorio e di vino. Sì, perché un vino è sempre figlio di un territorio, e certamente dalla sua gente acquisisce una cultura, un gusto e uno stile. Le storie possono essere diverse e mutevoli: a volte un vino prende l’onda del successo e si diffonde nel mondo a milioni di bottiglie, talvolta i suoi numeri restano più ridotti ma si afferma ugualmente tra i cultori di un Paese. L’orgoglio del Canavese è sicuramente quello di aver generato un vino che lo ha celebrato nel mondo, risultando già famoso agli amatori europei fin dal lontano Seicento. E città simbolo del Canavese è Caluso: non è casuale che qui sia sorta l’Enoteca Regionale dedicata ai vini della provincia torinese. Un ceppo storico dell’enologia piemontese è nato qui e qui si è sviluppata una cultura del vino, intensamente partecipata dalla popolazione. Qui nelle terre dell’Erbaluce, più che in tante altre capitali moderne del vino, si respira un’aria di competenza enologica diffusa. Il Consorzio di Tutela e Valorizzazione Vini D.O.C. Caluso, Carema e Canavese, nato nel 1991 dall’evoluzione del Centro per la Tutela e Valorizzazione Vini D.O.C. di Caluso, fondato da sette viticoltori nel 1986, da un lato ha il compito di vigilare sul rispetto del disciplinare di queste produzioni e difendere la denominazione da illeciti, dall’altro quello di valorizzare e promuoverne i vini. Nel 1996 la sua competenza si è allargata alla D.O.C. Carema e nel 1998 a quella del Canavese. Il Consorzio ha sede a Caluso e rappresenta un punto di riferimento di notevole importanza per tutti i viticoltori della zona. Ha anche istituito un premio annuale, l’Arduino d’oro, assegnato a chi nel corso dei dodici mesi si è contraddistinto per azioni particolarmente meritevoli sia nel mondo del vino sia nel sociale. Forse i tanti piccoli appezzamenti di queste terre non potranno competere coi grossi numeri dell’economia globalizzata, ma chi l’ha detto che si debbano sempre, necessariamente, fare "guerre" commerciali? Dio salvi dunque il Canavese con le sue stradine in acciotolato, le sue case basse e quasi sempre decorate, le sue botteghe artigiane e i suoi caffè con molti tavolini per gli ospiti, villeggianti e residenti insieme. I grandi viaggiatori dell’Italia, da Goethe a Hemingway, sono rimasti affascinati da questo gusto italiano, non presente in tutta Europa, di… non bere in piedi come i cavalli, ma di sedersi per gustare un caffè o, meglio, un calice di vino!

 


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