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martedì, Maggio 7, 2024

VILLA D’ESTE: TRA REALTA’ E LEGGENDA

VILLA D’ESTE: TRA REALTA’ E LEGGENDA

 

testo di Grazia Paganuzzi 

Due palazzi del’500 immersi nel verde di un parco affacciato ad una insenatura del lago di Como, a Cernobbio, una delle posizioni più suggestive della costa lariana, con sentieri che si inerpicano, tra bo-schi e resti di antiche fortezze, fino in cima alla collina: è questa Villa D’Este, nobile e bella come le regge delle fiabe e le loro principes-se…Nei secoli vi soggiornarono principi e signori, a cui son legate le molte storie, che l’hanno vista protagonista al confine con la leg-genda.
Le origini ebbero inizio oltre 500 anni fa, quando Cernobbio era ap-pena un villaggio sconosciuto di pescatori e taglialegna. Fu in que-sto periodo che il cardinale Tolomeo, appartenente alla nobile fami-glia di Ottavio Gallio, commissionò al celebre architetto Pellegrino Pellegrini, denominato il "Tibaldi", la costruzione della villa, che sa-rebbe dovuta essere la sua residenza estiva al suo ritorno a Como, dov’era nato. Così nel 1568 sorse col nome di "Garovo", proprio come il torrente che attraversa tuttora il parco, uno dei più interes-santi esempi architettonici del periodo. Nonostante il Cardinale si fosse fatto erigere altre due ville, a Balbianello ed a Gravedona, pre-ferì sempre questa. Già allora, essendo egli patrono delle Arti e del-le Lettere, la residenza estiva divenne luogo d’incontro culturale dell’elite dell’epoca. I discendenti proseguirono il lavoro di migliorie della casa e dei giardini in stile rinascimentale, a tal punto che la sua fama cominciò a farsi strada, sorvolando il nostro mare ed arrivando persino al sultano del Marocco: questi, infatti, incuriosito a ragione sulle voci di tanta meraviglia, venne ad accertarsene di persona con il suo seguito di cavalieri addobbati con turbanti e scimitarre ricche di pietre preziose.
Dopo numerose altre vicissitudini, oltre un secolo dopo, la villa fu af-fidata alla cura della marchesa Vittoria Peluso, moglie di Bartolomeo Calderara: a lei va il merito di averla restaurata, abbellendo il giardi-no del viale dei cipressi, detto viale dell’Ercole, che fiancheggia una cascata di fontane. Ballerina della Scala, chiamata "La Pelusina", ri-portò la residenza al suo originale splendore, dove organizzava fe-ste sontuose, ambite da tutta l’aristocrazia milanese, che preceden-temente l’aveva denigrata considerandola un’arrampicatrice sociale. In onore del suo secondo marito, il conte Domenico Pino, un Gene-rale napoleonico, fece erigere delle torri e fortezze "simulate": il con-te ne era talmente entusiasta che organizzava delle finte battaglie con un gruppo di cadetti, che si con
cludevano con sontuosi pranzi e giochi pirotecnici. Per Napoleone, che aveva promesso di venire a fargli visita nella sua villa sul lago, la contessa allestì un appartamento al piano terreno, rivestendone le pareti in seta gialla e broccati con impressa la lettera "N". L’Imperatore non giunse mai, ma la sala è tuttora visitabile.
Quando Carolina di Brunswick-Wolfenbuttel, principessa di Galles e promessa regina d’Inghilterra, fece il suo ingresso regale nella villa la chiamò "Nuova Villa d’Este". Purtroppo Carolina non portò mai la corona d’Inghilterra, poiché il futuro re, Giorgio IV°, la ripudiò quasi subito dopo il matrimonio, organizzato soltanto per rimettere in sesto le finanze dello stato, dissipate dalla vita dissoluta del principe. Tut-tavia pare che, nonostante i numerosi problemi, proprio qui abbia trascorso il suo periodo più felice. Quando vi giunse, nel 1815, ne rimase talmente ben impressionata che decise di stabilirvisi. Nei cinquant’anni che vi trascorse la abbellì ulteriormente, facendosi accompagnare sempre dal giovane Ciambellano Bartolomeo Per-gami. Le voci sulla sua vita dissoluta pare fossero finalizzate soprat-tutto a screditarne il nome: in realtà era molto amata dagli abitanti di Cernobbio, per la sua generosità. Grazie a lei fu completata la stra-da che unisce Cernobbio a Como, fu costruita una biblioteca, che purtroppo non c’è più ed un Teatro, dove venivano allestite comme-die e tragedie. Da lei furono ospitati architetti e pittori, per affrescare le stanze della villa, e fu fatta collocare la statua di Venere incorona-ta da Eros, attribuita al Canova, nei suoi appartamenti: attualmente può essere ammirata nella sala Flora della Villa principale. Infine , indebitatasi col Principe Torlonia di Roma, a lui lasciò tutto nel 1820 e morì solo un anno dopo, tragicamente, in seguito alla causa di di-vorzio conclusa dal re, suo marito.
Il Barone Gaetano Ippolito Ciani, aiutante di campo di Napoleone, dopo aver chiamato "Malakoff" uno degli edifici del parco, in seguito ad una vittoria importante in cui il Piemonte partecipò insieme agli altri stati alla Guerra di Crimea del 1853, costruì tre anni più tardi quello che venne definito "l’hotel de la Reine d’Angleterre" : situato a strapiombo sul lago, con facciate affrescate in "trompe -l’oeil", at-tualmente è una delle due case che compongono l’albergo.
Le feste frivole acquisirono finalmente un ben più alto valore in epo-ca Risorgimentale, facendo da copertura alle attività patriottiche dei protagonisti delle "Cinque Giornate di Milano". In uno dei periodi più ricchi di ideali e spirito della nostra storia, Villa d’Este divenne un punto di riferimento per iniziative e cospirazioni antiaustriache. pro-prio al suo confine, a Villa Pizzo, soggiornava d’estate l’ultimo vicerè austriaco, che Ippolito Ciani doveva spesso invitare con le autorità civili e militari, mentre contemporaneamente si organizzavano riu-nioni contro gli stranieri invasori. Mentre le nobili dame assistevano ai fuochi d’artificio proiettati sul lago, non a caso colorati di verde, bianco e rosso, nascondevano sotto mantelle e ventagli i libelli pa-triottici…
Un’altra celebre visitatrice della villa fu l’Imperatrice Maria Feodoro-wna, moglie dello zar, che prese in affitto per due mesi la villa, rima-nendovi poi per due anni. Anche lei era amata da tutti, e dedita ad assidue opere di carità. In seguito gli eredi Ciani decisero di trasfor-mare definitivamente l’intero complesso in albergo.
Dal 1873, così, villa D’Este divenne uno dei più importanti alberghi dell’aristocrazia e grande borghesia del Nord Italia. Tra le innova-zioni dell’epoca, fu fatta erigere la terrazza a lago, mentre nel 1926 veniva inaugurato il circolo Golf Villa d’Este di 18 buche con relativo club house, che negli anni ’80 ospitò anche un "Open d’Italia". Il per-corso si articola tra i verdissimi boschi delle colline, lungo il lago Montorfano, con aspetti che evocano i campi di Scozia.
Agli ultimi 40 anni appartengono due ville adibite ad ospitare fami-glie o piccoli gruppi, i tre ristoranti, di cui uno a lago, dalla cucina molto apprezzata, nove sale riunioni dai 10 ai 250 posti, atte ad o-spitare anche congressi di altissimo livello, 8 campi da tennis e 3 pi-scine riscaldate. Particolarmente rinomato è il Centro Benessere che offre un ampia gamma di trattamenti.
Infine nel parco, uno dei più bei giardini del barocco italiano, si trova il "Giardino dello Chef", dove vengono coltivate tutte le erbe aroma-tiche cucinate nelle ricette.
In primavera qui fioriscono le rose, le camelie, la glicine, le azalee, mentre d’estate si assapora il profumo delle magnolie, delle orten-sie, dei gelsomini e degli alberi di limone, ma il vero grande prota-gonista e testimone di 500 anni di vita di Villa D’Este è il grande Pla-tano, che ha ascoltato conversazioni pubbliche e private, così come è stato testimone di gioie e patimenti di principi, regine, cardinali, signori e personalità politiche, trattenendo tutto nella sua grande ombra…

 

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