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martedì, Aprile 30, 2024

“Italy in Sudan”, mostra fotografica a Padova dal 4 al 7 aprile 2017

Cinquanta scatti di Benedetta Fumi Cambi Gado, due volte vincitrice del World Press Photo, raccontano il paese africano nell’esposizione “Italy in Sudan”, che verrà inaugurata martedì 4 aprile alle ore 15 con il convegno “L’Italia in Sudan: tracce interculturali” nella Sala degli Specchi di Palazzo Wollemborg al Dipartimento di Scienze Storiche, Geografiche e dell’Antichità a Padova, con le testimonianze di Amira Gornass, Ambasciatrice del Sudan in Italia, e di Fabrizio Lobasso, Ambasciatore d’Italia in Sudan. Nel corso del pomeriggio verranno presentati anche i progetti di ricerca in corso da parte dei geografi del DISSGeA e del Dipartimento di Geoscienze.
Il progetto fotografico “Italy in Sudan” nasce da un’idea dell’Ambasciata d’Italia a Khartoum: raccontare le storie di italiani che hanno attraversato e continuano ad attraversare per innumerevoli motivi questo sorprendente Paese. Esploratori, avventurieri, mercanti, archeologi, missionari spinti dalla sete di conoscere, attirati da questi territori spesso inospitali e misteriosi. Inaugurato lo scorso 2 giugno 2016 nei giardini della residenza dell’Ambasciatore italiano a Khartoum, il progetto è stato realizzato in due momenti diversi: il primo alla ricerca di testimonianze italiane a Khartoum e aree circostanti (Kelima, Karima, Omdurman) e il secondo, nelle regioni orientali, spingendosi verso Kassala, Suakin e Port Sudan. Ogni fotografia è una storia: il campo tendato a Bagrawyia, fondato dalla pioniera del turismo in Sudan Elena Valdata di Italian Tourism Co., con vista mozzafiato della Necropoli Reale di Meroe (il più grande agglomerato di piramidi conosciuto, Patrimonio Unesco dal 2011, suggestivo luogo di sepoltura dei sovrani dell’antico Regno di Kush, 800 a.C. – 350 a.C., costituito da oltre 40 piramidi) e Old Dongola con la Chiesa romana del XIV secolo; il Centro Emergency Salam di cardiochirurgia a Khartoum o quello Pediatrico di Port Sudan e poi le infermiere ostetriche supportate dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo sviluppo. Ma Sudan è anche la Biblioteca e sala lettura “Leonardo da Vinci” all’interno dell’Università di Khartoum, la classe di insegnamento della lingua italiana al Comboni Italian Center, oppure i pescatori sul Nilo e una ragazza nomade della tribù Beja, una delle più antiche etnie della Nubia presente nel deserto di Bayuda. E ancora la tomba del Mahdi nella città di Omdurman, le rovine di Suakin, antico porto romano e città ottomana, i cui leggendari palazzi ormai completamente in rovina furono costruiti dai ricchi mercanti interamente con blocchi di corallo e che fu passaggio obbligato del pellegrinaggio verso la Mecca ma anche centro per il commercio di schiavi.

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