Maria Laura Crescimanno
C’è una Puglia che non ti aspetti, fuori stagione, nelle limpide giornate di ottobre
Una Puglia lontano dalle spiagge dorate di porto Cesareo e dai fiordi turchesi di Polignano. Una terra da scoprire nel lungo autunno mediterraneo, quando il clima dolce invita a camminare, per poi gustarsi la sera, nei borghi o nelle masserie, i piatti antichi della tradizione contadina pugliese.
Siamo in Val d’ Itria, nell’ altipiano delle Murge, una terra intrisa di Magna Grecia ma anche di barocco, dove il paesaggio, tra rocce e bosco mediterraneo, è solo apparentemente monotono e lo sguardo attento del viaggiatore si punta sui dettagli e sui colori tra terra, natura, pietra e mare che raccontano passato e presente.
Allontanandosi dal mare di Bari, la campagna inizia dolcissima tra muretti di pietra a secco, uliveti secolari e carrubi dai tronchi contorti, quasi tutti ancora produttivi, punteggiati dai tipici trulli bianchi con i tetti a cono di pietra locale, un piccolo capolavoro di architettura: un tempo erano magazzini agricoli o abitazione dei contadini, oggi sono ricercati dagli stranieri che li acquistano e ristrutturano per venire a svernare al sud, in questo angolo di paradiso.
Abitata sin dalla notte dei tempi, solcata nel medioevo dai pellegrini sulla via da e per Gerusalemme, ricca di testimonianze dell’arte sacra bizantina, con dipinti rupestri nascosti nelle impervie fratture delle gravine di cui è fatta questa regione, tesori tutti da riscoprire che le associazioni locali stanno sempre meglio rendendo fruibili.
Il Cammino Materano è contrassegnato sulla roccia dalla freccia gialla rivolta verso Matera e dal verde orientato verso Alberobello.
La via Ellenica collega in nove tappe due siti Patrimonio dell’Umanità, Alberobello ed il sito di Matera, toccando tra gli altri, i borghi interni di Cisternino e Martina Franca, la regina del barocco pugliese.
I tre cammini ad oggi aperti sono la via Peuceta, la via Ellenica e la via Lucana, percorsi abbastanza semplici su 170 chilometri in totale percorribili anche in bici, sterrati in saliscendi di 20-25 chilometri al giorno su sentieri battuti che attraversano la campagna o la boscaglia di querce e lecci punteggiata da gelsomini e fiori spontanei che crescono al riparo della macchia mediterranea tra arbusti di lentisco, mirto, alaterno, euforbia.
Lungo la via Ellenica, che si sviluppa su un totale circa 170 km, uno dei percorsi più frequentati è quello che attraversa l’ ultima foresta di querce e lecci, il Bosco delle Pianelle, nel territorio di Martina Franca consigliato dalle giovani guide volontarie del Cammino Materano.
Diversi per paesaggio sono invece i sentieri a tratti impervi, ma molto panoramici, che costeggiano i bordi delle gravine, come l’itinerario dell’oasi faunistica di Laterza, 5 km. e mezzo che costeggiano paesaggi maestosi a strapiombo per centinaia di metri sul fondo della valle scavata dal fiume sin da epoca preistorica, il Lato, oggi poco più di un torrente che sfocia nel mare di Castellaneta.
Qui, tra i profumi delle piante selvatiche di mirto e rosmarino, non è raro l’avvistamenti di falchi ed altri rapaci, come il capovaccaio, piccolo avvoltoio che si ciba di carcasse animali e che frequenta le coste meridionali italiane in primavera ed estate, per poi migrare in Africa.
Lungo i costoni cresce ricca la vegetazione ripariale d’autunno, tra cui la rara Campanula pugliese versicolor, di colore violaceo, una specie trans-adriatica considerata dai botanici come pianta testimone, insieme alla quercia troiana a foglia seghettata: entrambe dimostrano la continuità degli habitat vegetali di tutto l’immenso altipiano roccioso che si estendeva, un tempo, molto più a nord.
Il parco regionale Terra delle Gravine – racconta uno dei padri della via Ellenica, il naturalista e progettista barese Angelo Fabio Attolico – è un progetto in divenire che punta a valorizzare il patrimonio ambientale non replicabile dall’uomo: nel 2018 la regione Puglia ha istituito il Registro dei Cammini, in conformità con quelli europei già esistenti ed è stato un successo dato che in tre anni di vita sono già transitati una media di 4 mila visitatori l’anno.
«Gli escursionisti potranno scegliere – continua Attolico – diverse alternative per raggiungere a piedi o in bici in circa otto giorni Matera, scoprendo tutta la val D’Itria ed i suoi tesori, sostando nelle masserie, gustando i prodotti, incontrando chi è rimasto a vivere in questa valle coltivando la terra, da sempre vocata alla produzione di olio e cereali, ed allevando il bestiame pregiato da latte e carne, per accogliere il viandante. Sono sempre di più i giovani che stanno aprendo B&B e piccoli ostelli lungo le tappe, segno che il cammino e la sua filosofia sono orami entrati a far parte della vita delle nostre comunità».