Testo di Elena Pizzetti.
Viaggio nella Terra del Fuoco tra ghiacciai che si tuffano in acqua, scogli abitati dai pinguini e cieli stellati. Ripercorrendo le rotte dei grandi esploratori fino al vento sferzante di Capo Horn, con la bussola puntata a sud.
“Oggi più che mai gli uomini dovrebbero imparare a vivere senza gli oggetti. Gli oggetti riempiono l’uomo di timore: più oggetti si hanno più si ha da tenere”. Lo consigliava Bruce Chatwin che alla Patagonia dedicò un lungo viaggio di sei mesi e il suo primo libro. E un viaggio in Patagonia è senz’altro un ritorno all’essenza della natura tra paesaggi scolpiti dal vento e dall’acqua, ghiacciai azzurri che si tuffano in mare, silenzi irreali rotti solo dal vento.
Da Santiago a Punta Arenas: verso il sud estremo
Prima di raggiungere Punta Arenas nella Patagonia cilena e imbarcarsi per una crociera nella Terra del Fuoco fino a Usuhaia in Argentina, val la pena fare a tappa a Santiago del Cile e trascorre una serata al Barro Bellavista, dove i giovani si assiepano seduti ai tavoli all’aperto, tra chiacchiere e gustose empanadas, mentre improvvisamente i Chincineros, con i loro grandi tamburi-batterie sulle spalle, suonano e iniziano a volteggiare velocissimi. La stessa vivacità anima Plaza de Armas, cuore pulsante della capitale, luogo di artisti e attori di strada, con la bella cattedrale dove la mora Vergine del Carmine abbraccia il suo bambino e il Mercato Centrale offre ristoranti, banchetti di pesce e atmosfere liberty . I 4.000 km di coste cilene promettono ottimo pesce, da assaggiare al Galeón Restaurant (www.elgaleon.cl). L’indomani si possono percorrere 127 km a nord-ovest e raggiungere Valparaiso, amata da Pablo Neruda, sulla costa del Pacifico, dove la luce, di un nitore metallico, accende i murales che, fantasiosi, irriverenti, sognanti, colorano muri e porte lungo i dedali della città alta, creando un museo all’aperto in costante divenire. Per un pranzo gourmet, menù interessante al ristorante Alegre ( www.hotelpalacioastoreca.com). Un volo da Santiago di 2.179 km verso sud e si atterra a Punta Arenas, affacciata sullo Stretto di Magellano. Ed ecco un altro Cile, quello che si allunga verso la fine del mondo. All’Hotel Cabo de Hornos (accogliente e con tocchi di design, www.hoteles-australis.com) è in corso una festa di laurea e a mezzanotte le ragazze escono sbracciate in minigonna e scarpe tacco 12 in mano. Eppure il vento gelido della notte sferza i volti come i pensieri, quasi a preparare ad affrontare il sud estremo. Le strade sembrano condurre verso il nulla e ci si sorprende per i tanti cognomi croati della cittadina di 120.000 abitanti, che ha accolto immigranti da ogni dove e sviluppato una fiorente attività di allevamento bovino e ovino. E una grande ricchezza prima dell’esistenza dello stretto di Panamà . Al Museo Nao Victoria sono raccontate le imprese di Magellano, che nel 1520 scoprì un passaggio serpeggiante tra Oceano Atlantico e Pacifico, mentre attorno i confini spazio-temporali si affievoliscono. Vicino a un tempio Hindu, il bar Costanera sembra provenire dagli anni ’50, e ispira tenerezza il mercato artigianale, dove si trovano cappelli sferruzzati a mano, alghe tanto grandi da sembrare preistoriche, granchi giganti, dulce de leche, liquore di calafate e murta, bacche locali, rimedi fitoterapici degli indios. In centro, una vetrina espone i cestini degli indios Kaweskar in junquillo, un’erba protetta che solo i loro sparuti discendenti possono raccogliere. Erano nomadi, vivevano su piroghe, ricoperti solo di grasso e, come le altre tribù della Patagonia, persero il futuro con l’arrivo dei conquistadores.
Dallo Stretto di Magellano a Capo Horn
E’ giunto il momento di imbarcarsi. Quando la nave Cruceros Australis (www.australis.com) salpa dal porto di Punta Arenas, dalla grande finestra della cabina inizia a scorrere un film di ghiaccio e acqua, con notti nere illuminate solo dalle stelle e dalla luna. 100 cabine, confort e niente orpelli. Fino a Ushuaia per cinque giorni non si incrociano più città , barche o luci sulla costa. Solo ghiacciai azzurri che nascono dall’acqua dove galleggiano scampoli di ghiaccio in un silenzio irreale in questa che è stata chiamata da Magellano Tierra del Fuego, per via dei fuochi che gli indios accendevano facilmente grazie alle pietre fossili. A bordo, esperti geologi e guide raccontano le vicende dei ghiacciai, storie di spedizioni e naufragi, la flora e la fauna, le tribù indigene. E accompagnano con agili Zodiac ad esplorare da vicino questo mondo. Il primo approdo è la baia Ainsworth da dove si ammira il ghiacciaio Marinelli e la Cordigliera Darwin nel Parco Nazionale De Agostini (dedicato al salesiano Alberto Maria, geografo ed esploratore). Dalla rena ci si inoltra nella foresta sub-antartica scoprendo alberi sconosciuti come la nirre che profuma di cannella, il canelo, ricco di vitamina C, il calafate, dal cui frutto si ricavano liquori e marmellate, licheni giganti e parassiti appesi ai rami come lanterne cinesi. Nel pomeriggio gli Zodiac si avvicinano agli isolotti Tuckers: negli anfratti rocciosi si osservano i cormorani imperiali, mentre i pinguini di Magellano si godono qualche raggio di sole. Con un po’ di fortuna compaiono elefanti marini, delfini e il condor, tre metri di apertura alare e tanta suggestione mitica. La mattina si scivola già nel Canale di Beagle, dal nome della nave che arrivò nel 1833 con un giovane Darwin a bordo, e si imbocca il fiordo del ghiacciaio Pia che termina con una gigantesca lingua di ghiaccio azzurro cristallino. Il silenzio è assoluto, ma appena sbarcati dagli Zodiac, è rotto da un boato. Un blocco di ghiaccio si stacca sollevando una nuvola bianca e cade nell’acqua gelida, alzando un’onda fugace. L’imponenza ha un cuore fragile. Nel pomeriggio, lungo l’Avenida de los Glaciares sfilano i ghiacciai Romanche, Germania, Francia, Italia e Germania: dai ponti della nave si ammirano cascate di ghiaccio ipnotico, mentre al bar sono serviti aperitivi a tema. Il terzo giorno Australis punta verso Capo Horn, l’ultima roccia d’America. Il vento monta, e dall’isola (425 m sul livello del mare) si staglia la silouhette di un albatros innalzata in memoria dei naufraghi. Si dice che gli albatros incarnino le anime dei marinai inghiottiti dal mare e a Capo Horn, doppiato per la prima volta nel 1616 da una nave olandese, sono naufragati innumerevoli velieri. Dalla penisola Antartica lo separano 954 km lungo lo Stretto di Drake, tra i mari più tempestosi del Pianeta. Il Pacifico e l’Atlantico si incontrano e scontrano, gli alberi non sopravvivono al vento, le onde sferzano le rocce scure dell’isola alzando colonne di schiuma e la luce è radente. Si sbarca nell’unico punto possibile: la caletta Leon. Tra le nuvole filtra un raggio di sole che non porta calore ma ha già la morbidezza del tramonto e sembra dilatare lo spazio. Il faro solitario ospita il guardiano e la sua famiglia. Vicina, la piccola cappella in legno, l’ultima del mondo, custodisce l’immagine di Papa Wojtyla che nel 1978 mediò la disputa cileno-argentina sulla sovranità di alcune isole nel Canale di Beagle, evitando lo scoppio di un conflitto. Il miracolo custodito a Capo Horn.
Da Usuhaia a Buenos Aires
Il mattino dopo lo sbarco a Ushuaia, sull’Isola Grande della Terra del Fuoco in Argentina segna il triste ritorno alla “civiltà ”. Alle spalle una corona di montagne che arrivano a 1.000 m con le cime inzuccherate e di fronte il Canale di Beagle. Trenta anni fa aveva 7.000 abitanti, oggi 70.000 grazie a una politica di defiscalizzazione che ha favorito lo sviluppo economico, ma in assenza di un piano urbanistico, interi quartieri sono ancora composti da case “slitta” mobili. Il carcere, chiuso nel 1947, oggi è un museo che ospita anche una sezione marittima. Piacevole l’atmosfera vintage del bar-ristorante El Almacen de Ramos General di fronte al porto turistico, che racconta, attraverso una miriade di oggetti, l’epopea dell’immigrazione. Un volo, e la sera ci si ritrova immersi nell’eleganza passionale del tango argentino a Buenos Aires, a Tango Porteño (www.tangoporteno.com.ar): ristorante e teatro dalle atmosfere Deco. Per dormire l’Hotel Club Frances (www.hotelclubfrances.com.ar) è un boutique hotel di 28 camere ricavato nella sede dell’antico Club Francese. Nella targa dei membri, tra gli altri, si legge anche il nome di Antoine de Saint Exupéry che qui giunse nel 1929 per inaugurare la linea aerea più a sud del globo: l’Aéropostale Argentina verso la Patagonia. Ma questa è un’altra storia (Info: www.destinoargentina.com.ar).
La crociera
Da settembre ad aprile Cruceros Australis propone crociere di 3, 4 o 7 notti da Punta Arenas a Ushuaia e viceversa. All inclusive con bevande e vini, escursioni giornaliere, presentazioni. Tre notti da 1.189 dollari, circa 868 euro in cabina doppia. Info: www.australis.com.
Volare in Patagonia
Il gruppo Latam Airlines (fusione delle compagnie sudamericane Lan e Tam) propone tariffe a partire da 1.550,17 euro (tasse incluse).Milano-Madrid-Santiago del Cile-Punta Arenas con Lan, e ritorno Ushuaia- Buenos Aires-San Paolo- Milano con Tam, info: www.latamairlinesgroup.net, www.tamairlines.com, www.lan.com.