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giovedì, Marzo 28, 2024

A passo lento nei Cammini di Leuca sino al “De Finibus Terrae”

di Laura Colognesi

 

Qua e là piccoli santuari ammantati di fascino e polvere emergono dal mezzo del nulla, come Leuca Piccola a Barbarano del Capo, a pochi chilometri dalla Basilica Santuario di Santa Maria di Leuca, la “De Finibus Terrae”, eretta alla fine delle terre nel Capo di Leuca, estremità del Salento, della Puglia, dell’Italia e dell’Europa intera.
Il complesso monumentale di Leuca Piccola, eretto tra il 1685 e il 1709, è costituito dalla chiesetta di Santa Maria di Leuca del Belvedere, con arcate in stile neoclassico e, sopra l’ingresso, il leone rampante, lo stemma dei Capece, la famiglia baronale feudataria di Barbarano. Ma la sorpresa è la grotta scavata nei sotterranei con tre enormi pozzi, che hanno dissetato per mezzo secolo i pellegrini di tutta Europa.

Qui si congiungono le tre grandi direttrici storiche ciclopedonali salentine percorse dai pellegrini, la via Sallentina, la via Leucadense e la via Traiana Calabra. Una terra di migranti e di migrati, anticamente chiamata Messapia (“Terra fra due mari“), abitata dai Messapi, popolazione di origine illirica o egeoanatolica che nel tempo dovette cedere il passo all’Impero Romano, ai Longobardi, ai Bizantini, ai Saraceni, ai Normanni, agli Svevi e agli Angioini, prima dei Borboni: un crocevia di culture che ancora oggi si trova al centro delle rotte dell’umanità in movimento per sfuggire ai conflitti e alle povertà. Un Salento poco conosciuto, non ancora ingrigito dalla globalizzazione e dal turismo chiassoso, dove l’architettura rupestre e le colture agrarie della tradizione delineano un panorama antropico millenario: i terrazzamenti a ulivo, che coprono la maggior parte dell’area, merlettati da “muretti a secco”, segnano il definitivo trionfo della pietra sui terreni brulli e coltivati. Lungo le strade, polverose e assolate, si sosta in piccoli borghi, accomunati dalla forte devozione a Sant’Antonio da Padova, dove il tempo scorrre lento, scandito dalle feste popolari e dalle festività religiose (con riti antichi come la benedizione del Pane a Patù), dalle musiche tradizionali con incursioni linguistiche greche, albanesi e arabe, testimoniate anche dall’arte e dall’architettura. In ogni tempo, un numero imponente di pellegrini si è spinto fino a qui, lungo antiche “vie di perdonanza”, per concludere i lunghi viaggi mariani che muovevano dalla Francia sulle tracce dei pellegrini penitenti.

A Gagliano del Capo, dove il fiordo del Ciolo si apre sull’Adriatico con vista fino alle coste della Grecia e dell’Albania, si cammina sopra una mondo invisibile di frantoi ipogei di cui molti comunicanti. Meritano una sosta la Cappella con la Colonna dell’Immacolata eretta nel 1825 di fronte alla Colonna di San Rocco e la seicentesca Chiesa di San Francesco da Paola, nella periferica piazzetta dei Trinitari, sorta sui resti di una più antica di rito greco. A 5 km verso Sud, Corsano è un centro agricolo del Salento meridionale sull’altipiano calcareo che si estende tra la Serra del Cianci e la costa adriatica, alta e dirupata, dominato dal Castello Capece risalente al Seicento. Nella Chiesa di Santa Sofia era di notevole rilevanza il Cappellone del Crocefisso che accoglieva il sepolcro della famiglia baronale Capece. Sotto un cielo terso, abbagliati dalla mescolanza di colori della macchia mediterranea e dai profumi di mirto nell’aria, nei dintorni si scorgono grotte e cripte sotterranee di epoca messapica, romana e medievale e percorrendo altri 4 km si giunge infine all’antica Via del Sale, tra muretti a secco, secolari campagne e casette bianche su più piani sovrapposti. Poco lontano, a Tiggiano, uno dei Borghi Autentici d’Italia, sulla costa orientale del basso salentino, della cinquecentesca Torre Nasparo, eretta da Carlo V, costruita da pietre quadrate e terra rossa, sono rimasti, nell’incavo, i resti di un colatoio e una cisterna. Ci si perde piacevolmente in un dedalo di case bianche basse risaltate da porte dipinte con colori accesi come opere d’arte fino a giungere all’imponente Palazzo Baronale Serafini-Sauli (1650) e al Museo della Cultura Contadina, uno spaccato della vita rurale salentina di ieri.

Procedendo verso Sud, a 500 m dal centro di Patù, a Vereto, dove sorgeva l’antichissima città messapica cinta da poderose mura per oltre quattro chilometri, si visita il Monumento funebre Centopietre, il più singolare dell’intero itinerario, costruito con cento grossi blocchi di pietra squadrati provenienti dalle rovine dell’antica città di Vereto, per tumulare le spoglie del Generale Geminiano, successivamente traslate in Francia. Questi fu inviato dai Cristiani come messaggero di pace nel campo dei Mori e qui fu barbaramente ucciso.

I suoi soldati ne vendicarono la morte sconfiggendo i pagani nel sito denominato Campo Re, ai piedi della collina di Vereto. Più a Nord, tra Morciano di Leuca, dove si ammira la Chiesa Madre di San Giovanni Elemosiniere (XVI sec.) e Torre Vado sono ancora visibili resti di antichi tratturi, percorsi viari dalle millenarie origini che, scendendo dolcemente dalleMurge, si snodavano verso la sua Marina. I tratturi avevano una larghezza piuttosto ridotta (inferiore al metro), essendo predisposti solo al passaggio pedonale ed erano delimitati dai caratteristici muretti a secco. Molti di questi percorsi si rinvengono sovente interrotti da muri che ne impediscono il passaggio. La devozione di Sant’Antonio raggiunge il suo apice ad Alessano, dove ogni anno la seconda domenica di luglio, sulle colline di Montesardo, si celebra la Festa di Sant’Antonio da Padova, dedicata in particolare agli emigranti. La statua lignea del beneamato viene portata a spalla, come ringraziamento per i miracoli per i suoi prodigi e per la salvezza garantita a tutti gli abitanti del posto in occasione di una terribile epidemia di peste. Qui ad Alessano, in una casa (visitabile, ingresso gratuito) come tante, nel 1935 nacque Don Tonino Bello, vescovo salentino in attesa di beatificazione che con la sua vita, i suoi gesti e le sue parole ha raccontato l’importanza del rispetto e dell’apertura ai poveri, a chi arriva da lontano.


DA SEGNARE IN AGENDA
5 – 12 agosto, Cammino di don Tonino Bello
Dal 5 al 10 agosto, prima di raggiungere Roma per l’incontro con Papa Francesco il 12 agosto 2018, centinaia di ragazzi delle diocesi di Lecce, Brindisi-Ostuni, Otranto, Nardò-Gallipoli e Ugento-Santa Maria di Leuca faranno un pellegrinaggio all’insegna della «convivialità delle differenze» sulle orme di Don Tonino Bello. Info https://dontonino.camminidileuca.it

Info Cammini di Leuca: camminidileuca.it, info@camminidileuca.it, mail 0833 082949

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