di Federica Pagliarone
Sin dal VII secolo, la Via della Seta si estendeva da Chang’an (oggi Xi’an) a Roma, rappresentando la prima via di terra che collegava la Cina con l’Occidente, e contribuendo a consolidare le comunicazioni a livello politico, commerciale e culturale tra le due civiltà. Le vie carovaniere attraversavano l’Asia centrale e il Medio Oriente, collegando Chang’an all’Asia Minore e al Mediterraneo, attraverso il Medio Oriente e il Vicino Oriente: 8mila chilometri di strade (di cui quasi 4mila in Cina). Alcune diramazioni inoltre si estendevano a est verso la Corea e il Giappone e, a Sud, verso l’India. Nella provincia del Gansu (26 milioni di abitanti) passava un tratto importante di questo itinerario, quello che costeggia il deserto. Riscoprirlo significa imbattersi in una Cina intrisa di storia e leggende. Un’interessante meta finale di questo itinerario potrebbe essere Dunhuang, antica città tra le province del Gansu, Qinghai e Xinjiang: un’oasi tra montagne e il deserto del Gobi.
Il Gansu
Estesa fra l’altopiano tibetano, la Mongolia Interna e l’altopiano desertico del Loess, e poco frequentata dai turisti stranieri, il Gansu è una provincia del nord-ovest cinese che vanta una storia di 8 mila anni, e offre una straordinaria diversità di paesaggi, nei quali si alternano deserto, praterie, campi di grano, cotone, colza, mais e miglio. La sua capitale, Lanzhou, fa parte delle tappe obbligate della Via della Seta che attraversa il fiume Giallo, per poi proseguire lungo il corridoio del Gansu, per circa 1.400 km, tra le montagne di Qilian e il Deserto del Gobi. Qui la lingua ufficiale è il cinese mandarino, ma ogni regione hai i propri dialetti.
Numerose e variegate le attrazioni principali del territorio, tra cui l’incantevole deserto del Badain Jaran (sezione cinese del deserto del Gobi), la cui particolarità è la presenza di laghi salati e dolci tra le sue dune alte fino a 500 metri. Caratteristiche sono le popolazioni, come gli Hui musulmani a Linxia, che mantengono uno stile di vita simile a quello praticato ai tempi della Via della Seta.
Nonostante tra le attività principali di questa zona figurino l’attività petrolchimica, quella turistica e l’industria mineraria, la regione dal punto di vista economico è ancora una delle più arretrate di tutta la Cina. Per contro il Gansu era e continua ad essere una provincia molto attiva dal punto di vista culturale. Non a caso, vi si trovano numerosi Templi e centri di culto del Buddhismo, tra cui le celebri Grotte dei Mille Buddha a Mogao: fiore all’occhiello dell’arte pittorica del buddismo.
Da vedere
Il Gansu è un crogiolo di popoli, religioni e paesaggi. Lanzhou, la capitale e al contempo la metropoli più popolosa (4 milioni di abitanti), deve il soprannome di “città dorata” ai proficui commerci che vi fiorirono anticamente. Se Lanzhou è la capitale amministrativa, Lin Xia è la “capitale islamica” del Gansu, e comprende una cinquantina di moschee per un milione di abitanti: la più antica – Da Gong Bei – con 600 anni di storia, è stata realizzata durante la dinastia Ming. Da non perdere il Museo paleontologico (Ancient Fossil Museum), dove sono conservati rarissimi scheletri di dinosauri. Nei dintorni vale la pena visitare un luogo molto importante per i buddisti residenti a Linxia: il Mida Riba, un tempio tibetano dalla forma di parallelepipedo alto circa 40 metri, la cui costruzione risale al 1777. Merita senz’altro una visita anche il Monastero Labrang, il più grande monastero tibetano al di fuori del Tibet. Una delle caratteristiche peculiari di questo luogo sacro è la Kora – cammino di preghiera – che i monaci tibetani percorrono a piedi intorno al monastero per accumulare saggezza, mentre cantano e pregano. Si tratta di un lunghissimo porticato (quasi 3 km) ornato con oltre 1.700 ruote da preghiera! Imperdibile il sito Unesco di Bing Ling (in cinese “Mille Buddha”), che rappresenta mille anni d’arte buddista, a partire dal 420 a.C.. Situato lungo il canyon sul Fiume Giallo a Liujiaxia. è formato da 34 grotte e 149 nicchie, con 694 sculture e 82 statue di terracotta, e disposto su quattro piani. Degna di nota una gigantesca statua di Maitreya, il Buddha del Futuro, alta 27 metri.
Enogastronomia
Tra i prodotti tipici del luogo troviamo: carne (pollo, montone, manzo, yak, orecchie di asino, agnello, anatra), verdure (funghi, mais, patate, fave, cetrioli, pomodori), noodles ( solitamente cotti in brodo di gallina e verdure), tofu, radici di fiori di loto, bulbi di giglio (costosissimi), spezie (sesamo, cumino, aglio, peperoncino piccante), frutta (fragole, ciliege, giuggiole). Tra le bevande, consigliamo gustose birre locali a bassa gradazione, tisane a base di erbe locali, decotti di frutta secca, tè verde, tè ai boccioli di rosa, vini di produzione locale. Per maggiori informazioni: www.turismocinese.it