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venerdì, Marzo 29, 2024

Un viaggio fra i “Gatti di Stato”, a fianco dei potenti

Un viaggio tra re, regine, Papi, leader, capi di stato e capi di governo di mondi diversi e dei loro felini perché anche i mici hanno un ruolo nella politica dei potenti di tutto il mondo. E’ quanto emerge nel libro della giornalista e scrittrice Carola Vai: “Gatti di Stato. Tra uso pubblico e passioni private”, (Rubbettino editore), da poco nelle librerie, 216 pagine, 16 euro.

Già perché i gatti non aiutano solo a superare lo stress, ma spesso contribuiscono in modo determinante a conquistare la simpatia dei popoli, aumentare la popolarità di un leader, distrarre l’attenzione pubblica da gravi problemi. Sono in definitiva un mezzo di comunicazione vincente come si scopre scorrendo le pagine del volume primo nel suo genere.

Tra gli esempi più clamorosi c’è Socks, il gatto di Bill Clinton la cui foto sulla poltrona dello Studio ovale campeggia sulla copertina del libro di Carola Vai. Il first cat protagonista vezzeggiato pure in pubblico dallo stesso Presidente probabilmente consapevole di suscitare attraverso l’allegro micio stima e consensi tra gli americani, e persino simpatia all’estero, ispirò libri per bambini, dibattiti, discussioni, fino diventare un caso politico. Una “questione politica” la suscitò pure la gatta India di George Bush junior scatenando problemi internazionali.

Come avvenne per Larry il Chief Mouser to the Cabinet Office, ossia il “capocacciatore” di topi di Dowing Street, la sede londinese del Primo Ministro. Larry, 15 anni,  ha condiviso la celebre residenza con David Cameron, Theresa May, Boris Johnson, Liz Truss ed ora con Riski Sunak.

Gatti
Carola Vai e Nerone

Star tra le star a quattrozampe, Larry ha nel suo curriculum una vicenda che lo ha reso famoso in tutto il mondo: ha fatto ritardare la partenza del presidente Usa Donald Trump con l’auto blindata bloccandola con una sorta di gioco a nascondino. Il gatto si accucciò infatti sotto la vettura ignorando per lunghi minuti ogni tentativo degli uomini della sicurezza di farlo uscire. Il volume è insomma un susseguirsi di storie di leader maschili e femminili intrecciate con la vita dei loro piccoli felini.

Gatti presidenziali e imperiali

Da Abramo Lincoln a Clinton, passando per Churchill, Kennedy, De Gaulle, papi, regine, re e zar. E tanti altri. Del resto una ricerca dell’università di Warwick, in Inghilterra, sottolinea che le persone con grosse responsabilità sono anche amanti dei mici.
«Da qui l’idea del libro – spiega Carola Vai che attraverso personaggi di varie epoche e continenti, e dei loro felini, descrive frammenti di mondi diversi per linguaggio e cultura- Brevi racconti del potere basati su indagini minuziose, a cominciare dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per arrivare all’imperatore romano Cesare Augusto e al faraone Tutankhamon.

Un viaggio di millenni tra incredibili vicende di donne e uomini entrati nella storia, tutti amanti dei gatti apprezzati per la loro compagnia, bellezza, capacità di trasmettere calma, allegria, serenità come accadde pure a diversi esponenti religiosi, da papa Benedetto XVI a Paolo VI, Leone XII, Padre Pio che iniziarono a dividere tenerezze e malinconie con i gatti fin dai giochi infantili».

Tra le donne affezionate ai gatti Carola Vai ha dato spazio soprattutto a tre figure che hanno contribuito a cambiare la storia delle loro epoche: la romana Livia, moglie di Augusto, prima first lady imperiale, tanto abile da essere ancora oggi studiata dalle first lady di tutti i continenti per apprendere le sue capacità; la regina e imperatrice del Regno Unito Vittoria che amava i gatti persiani così come Sergio Mattarella; e la zarina Caterina II di Russia.

La regina Vittoria amò tutti gli animali, anche se aveva una particolare predilezione per i gatti. Tra i nomi più ricordati c’è White Heather (Erica Bianca), di razza persiana, che la sovrana voleva sempre al suo fianco e che tutti avevano l’obbligo di rispettare. In Russia ad assegnare ai gatti lo status di dipendenti dello Stato fu inizialmente lo zar Pietro I, detto il Grande.

La zarina Caterina II appassionata di Gatti Blu, perfezionò il rapporto con i piccoli felini fino attribuire loro il ruolo di “Guardiani delle pinacoteche”, ancora oggi esistente, per la loro abilità di eliminare topi, ratti e roditori di ogni genere e salvare le collezioni di opere d’arte custodite all’Hermitage di San Pietroburgo, uno dei più celebri musei del mondo. Gli inquilini a quattrozampe dell’Hermitage hanno superato indenni la Rivoluzione russa del 1917 e pure l’epoca del comunismo. Due sole volte hanno lasciato la residenza imperiale. La prima avvenne durante la Seconda guerra mondiale quando San Pietroburgo, allora chiamata Leningrado, venne bersagliata dalle bombe; la seconda negli anni Sessanta quando l’amministrazione scelse i prodotti chimici per eliminare i topi. Fu un fallimento totale. Da quel momento i gatti tornarono all’Hermitage con il ruolo di dipendenti dello Stato più riveriti e apprezzati di prima.

Il libro “Gatti di Stato” si concentra inoltre su due paesi: l’Egitto che ha amato i gatti fin dal 3000 a.C. quando i piccoli felini erano tanto rispettati da essere addirittura considerati sacri; e il Giappone, dove l’abilità dei gatti di estasiare gli umani si è talmente diffusa da far entrare i quattrozampe nella storia prima come animali magici, poi come creature in grado di portare benefici fisici e psicologici alle persone di ogni età e sesso.

Ricordate infine anche due località italiane:la Sardegna, con la vicenda dei gatti tutelati con un Decreto del Capo dello Stato Giorgio Napolitano dallo sfratto dalla spiaggia di Su Pallosu dove vivono da circa un secolo; e il comune di Capri, dove governanti sensibili hanno scelto di tutelare i randagi con scelte normative lungimiranti volte a migliorare non solo l’esistenza dei mici, ma pure del territorio e dei suoi abitanti.

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