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giovedì, Aprile 25, 2024

Orissa, popolazioni tribali e templi sconosciuti

Una regione poco conosciuta, ma tra le più interessanti dell’India. Un’area che suscita la curiosità non solo di chi ama incontrare remoti villaggi abitati da tribù che hanno mantenuto usi e costumi tradizionali, ma anche degli appassionati di arte e cultura induista. Un viaggio in Orissa promette la profonda esperienza di conoscenza delle popolazioni tribali e di scoperta di templi sconosciuti.

Le tribù dravidiche dell’india e i Bonda. In Orissa vivono circa 62 etnie: discendono dagli abitanti originari dell’India che già vivevano in questi luoghi prima dell’arrivo degli Ari 3000 anni fa.  Per millenni hanno vissuto isolate, pur commerciando con le popolazioni indù. Questi contatti hanno inevitabilmente influenzato alcune popolazioni e hanno modificato talune tradizioni. Solo alcune tribù, rimaste più isolate, sono riuscite a mantenere i propri valori e le antiche tradizioni, come i Bonda. Tribali di origine australe, i Bonda vivono in mezzo a popolazioni di origine dravidica in una zona relativamente ristretta ad est delle colline Malakangiri, un’area montuosa nella parte sud-occidentale dell’Orissa. Nonostante essi siano instancabili allevatori di maiali, bovini, e polli, la loro economia è prevalentemente agricola. Dal riso e miglio, che sono la base della loro alimentazione, ricavano anche le bevande alcoliche che consumano copiosamente.

Per tradizione i Bonda girano nudi e il loro nudismo è di antiche origini. Fu cagionato da una maledizione che si abbatté su di loro ai tempi del Mahabarata, quando Rama e Sita, durante il loro esilio durato quattordici anni, viaggiavano nelle colline dei Bonda. Sita, lavandosi in un fiume dal sangue delle mestruazioni, provocò il riso di alcuni Bonda che erano lì sopraggiunti a prendere l’acqua. Per punirli della loro impertinenza Sita gli scagliò un anatema che li costrinse a girare sempre nudi e ad essere derisi a loro volta. Sita aveva anche stabilito che i Bonda dovessero essere sempre rasati: essi girano infatti con il capo nudo, ricoperto soltanto da un copricapo di perline minuscole. Le ragazze Bonda dovevano portare gioielli invece di vestiti, ma una recente concessione permette loro di indossare un corto gonnellino, tessuto al telaio di casa, composto da fibre vegetali ricavate dalla corteccia di un albero considerato sacro. Tale indumento non contravviene alla tradizione: poiché troppo stretto per coprire completamente il girovita, lascia intravedere i glutei. Il petto è nudo e coperto da numerosissimi fili di perline. La testa, rasata, è ricoperta da altri fili di perline, mentre larghi e grossi collari in bronzo o alluminio, bracciali e cinture completano l’abbigliamento. Gli uomini, irritabili e diffidenti, considerano le donne del proprio villaggio solo come madri o sorelle, per cui i matrimoni vengono sempre combinati tra membri di villaggi diversi. In ogni villaggio esiste una casa dove le ragazze da marito possono ricevere i loro pretendenti, ma il loro dormitorio è interdetto ai ragazzi dello stesso villaggio.

I Sadhu della setta Mahima. Il villaggio di Joranda ospita un tempio, assolutamente unico nel suo genere, che è casa della setta induista dei Mahima Sadhus, asceti che sono soliti coprirsi le nudità con la corteccia degli alberi. Il tempio fu costruito a inizio ventesimo secolo anche se l’antico santuario ospitato al suo interno risale a inizio quattordicesimo secolo. La setta degli asceti Mahima fu iniziata da appartenenti alle caste proletarie come riforma sociale contro il predominio del Brahmanesimo. La pratica socio-religiosa dei Mahima è influenzata dal buddhismo e dal Giainismo e si oppone fermamente al sistema castale e all’idolatria. Questa religione vieta il consumo di ogni tipologia di intossicanti, qualsiasi forma di violenza e il consumo di ogni varietà di carne, inoltre cibo e acqua vanno consumati prima del tramonto.

Il maestoso tempio del Sole di Konarak. Il Tempio del Sole della città di Konarak è un edificio religioso risalente al XIII secolo, Patrimonio UNESCO dal 1984. Costruito in granito dal re Narasimhadeva I, è un importante santuario per il brahmanesimo. L’edificio ha la forma del carro di Surya, la divinità induista del sole, ed è notevolmente decorato con sculture e bassorilievi. La forma del complesso è quella di un carro trainato da sette cavalli su dodici paia di ruote. L’entrata è sorvegliata da due leoni, scolpiti nell’atto di abbattere un elefante da guerra, che a sua volta si trova su di un corpo umano. Tutt’intorno al perimetro del tempio si trovano motivi geometrici e floreali, oltre a statue rappresentanti figure umane, divine e semidivine in pose sensuali, comprese alcune derivanti dal Kama Sutra.

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