Il Cadore, nella provincia veneta di Belluno, è un comprensorio che non solo dalla propria parte ha la meraviglia che ispira il territorio, ma raccoglie montagne maestose, come le Tre Cime, che hanno tante storie da raccontare. Il miglior modo di viverlo è lento, sostenibile, consapevole e queste declinazioni dello slow tourism sono la principale caratteristica della montagna come ispirate dal Consorzio Turistico Tre Cime Dolomiti.
Nel cuore delle Dolomiti Bellunesi, la vacanza assume le connotazioni di autentico relax, nato da paesaggi tutt’ora incontaminati, dove la natura è sempre la vera protagonista: non una montagna delle catene alberghiere, delle piste affollate, dei grandi numeri, della ressa, ma la terra delle Tre Cime di Lavaredo, di Auronzo e Misurina, un’area paradisiaca votata ad una vacanza che rigenera.
Su queste montagne il teatro della Grande Guerra
Il Monte Piana, costituisce una delle più attraenti mete dolomitiche per la sua conformazione e per la sua posizione, che garantisce uno spettacolare panorama a 360 gradi verso le più belle montagne dell’area cadorina da Auronzo a Cortina d’Ampezzo – Tre Cime di Lavaredo, Paterno, Cadini di Misurina, Sorapiss, Cristallo, Croda Rossa, e verso il Lago di Misurina, ai suoi piedi.
Ma il Monte Piana è anche e soprattutto, un luogo di memoria e storia delle tragiche e cruciali vicende del secolo scorso, teatro di uno dei più cruenti, difficili e crudi fronti di combattimento durante il primo conflitto mondiale dove persero la vita più di 14mila soldati, per lo più per la incapacità e incompetenza dei superiori.
Oggi è un vero ed appassionante Museo storico della I Guerra Mondiale, all’aperto una delle più importanti testimonianze delle battaglie combattute tra queste montagne, fra trincee, gallerie, postazioni militari ed altri reperti storici riportati alla luce e risistemati grazie all’opera dei volontari Amici delle Dolomiti , dell’ Associazione Amici del Monte Piana e della Fondazione Monte Piana.
La sommità del Monte Piana è raggiungibile tramite la strada comunale parzialmente asfaltata chiusa al traffico, anche per le biciclette, dal 1998.
Dal Lago di Misurina ripercorre il tortuoso itinerario della vecchia strada militare che, nel tratto superiore, fu scavata nella roccia. I 6 km e 565 metri di dislivello si possono percorrere grazie al servizio jeep-navetta fino al Rifugio Angelo Bosi, a 2205 m., dove si trova anche la Cappella degli Eroi dedicata ai Caduti di quel buio momento storico. All’interno del Rifugio c’è un suggestivo, piccolo museo privato che racchiude alcuni reperti, fotografie e documenti di quei tragici eventi.
Dal Rifugio parte un sentiero, percorribile solo a piedi, che conduce alle trincee e ai siti storici del Museo all’aperto: la cima Sud con la Capanna Carducci (privata-chiusa al pubblico) sul cosiddetto “versante italiano”, è raggiungibile dal Rifugio Bosi in 20 minuti circa: 1 km. circa per 120 mt. di dislivello. L’itinerario attraverso l’altopiano dura circa 3 ore secondo di quanti reperti storici si vogliono visitare.
In questo caso l’itinerario segnalato è un grande classico: il giro delle Tre Cime di Lavaredo. Punto di partenza è il Rifugio Auronzo a 2.320 metri di altitudine, proprio sotto la parete sud delle Tre Cime, da qui che si intraprende il percorso ad anello che permette di ammirare questo capolavoro della natura. Si passa per il Rifugio Locatelli a 2.405 metri s.l.m. e la Forcella Col di Mezzo a 2.315 metri: le Tre Cime si stagliano in tutta la loro maestosità e imponenza regalando uno spettacolo mozzafiato. Il percorso è lungo meno di 10 km, con dislivello pari a 468 metri, tempo di percorrenza 3 ore e mezza circa.
La leggenda della stella alpina delle Tre Cime
La montagna e le leggende sono un binomio assicurato, e allora anche per le Tre Cime di Lavaredo non potevamancarne una.
È quella della stella alpina, di cui esistono però versioni diverse. Una di queste racconta che quando le Dolomiti emersero dalle acque, scesero sulla terra delle creature magiche, spiriti buoni che diedero forma e vita a fiori e piante. Così nacquero boschi di abeti, larici e pini, pino mugo e rododendro, prati e fiori si moltiplicarono, ogni angolo aveva il suo fiore e la sua pianta. L’unica terra su cui non cresceva nemmeno un fiore era la grande montagna di Lavaredo, nuda e spoglia. Una notte l’eco del suo pianto giunse fino alla bella fata Samblana che si levò nell’alto del cielo e prese tra le mani una piccola stella lucente. La depose tra le rocce della più alta delle Tre Cime di Lavaredo e la trasformò in un meraviglioso fiore stellato dai petali vellutati bianchi come la neve. Così anche la grande montagna ebbe finalmente il suo fiore.
Latte e formaggi di montagna
La cucina, si sa, è uno dei modi più divertenti per entrare in sintonia con l’identità di un territorio. Le Dolomiti Bellunesi sono note per la loro cucina tradizionale e autentica, fatta di materie prime semplici e di qualità che danno vita a piatti genuini e gustosi.
Tra tutti i prodotti tipici, la parte da protagonista spetta ai formaggi, presenti in una ricca varietà. Tradizione che viene dal passato, quando quasi ogni famiglia possedeva una o più mucche per ricavarne latte e formaggi per il proprio consumo. Oggi ci sono piccole latterie, malghe e aziende più strutturate, ma i prodotti conservano la stessa qualità artigianale di un tempo, grazie all’alimentazione delle mucche a base di fieno e erbe di pascoli incontaminati sugli alpeggi.
A Lozzo di Cadore si trova l’interessante Museo della Latteria.
Fondata nel 1884, la Latteria sociale di Lozzo è stata per anni sede della lavorazione del latte prodotto dagli animali da allevamento, principalmente mucche, ma anche capre e pecore. Ha cessato la sua attività esattamente un secolo dopo, nel 1984, ma per anni ha rappresentato una fonte di sopravvivenza per la comunità. Alle donne era affidato il compito della mungitura, ogni mattina e sera tutti i giorni, tranne nel periodo estivo quando, da metà giugno a metà settembre, gli allevamenti venivano portati nella zona di Pian de Buoi. La visita è ricca anche di aneddoti che arricchiscono la conoscenz di questi aspetti pratici, ma fondamentali
Camminare nella natura è il primo segreto per scoprire i luoghi più nascosti di un territorio, attraverso i numerosi sentieri che attraversano il comprensorio del Consorzio turistico Tre Cime Dolomiti.
Tra gli itinerari, da segnalare quello ideale per abbinare cammino e pranzo in baita è quello che da Misurina porta a Malga Maraia. Dall’Albergo Cristallo, si sale seguendo il sentiero che poi si addentra in un bosco e si fa pianeggiante. A questo punto si incrocia la strada forestale che porta ai pascoli di Malga Maraia. Il cammino è di circa 1 ora e mezza con un dislivello di 300 metri. Anche in questo caso, prima di ripartire per la strada del ritorno, ci si può dedicare una sosta rinfrancante grazie all’eccellente cucina di Malga Maraia.
Il paese dei mulini
Il Consorzio Turistico Tre Cime Dolomiti comprende anche gli abitati di Auronzo di Cadore e Misurina, Vigo di Cadore e Lozzo di Cadore, località montane che negli anni hanno saputo mantenere intatto il loro patrimonio naturale. Ancora oggi sembrano chiedere ospitalità alla natura, qui la vera protagonista e per questo viene rispettata e tutelata come un bene così prezioso merita.
Nella parte più settentrionale del Veneto, siede Auronzo di Cadore, a circa 900 metri s.l.m., lungo la sponda sinistra del Lago di Santa Caterina, quota ideale per piacevoli passeggiate all’ombra degli abeti lungo le sponde del lago, o sulla strada ciclopedonale che percorre in piano i circa 8 chilometri di sviluppo della valle. Gli appuntamenti culturali, fanno di Auronzo una meta perfetta per una vacanza di relax e attività fisica a stretto contatto con la natura.
La “sua” frazione Misurina, la “Perla delle Dolomiti”, è caratterizzata da un particolare microclima che rende l’aria pura e balsamica e da un paesaggio magico, grazie anche alle cime dolomitiche che si specchiano nel suo lago, a 1756 metri s.l.m.
Collocato nell’Oltrepiave cadorino, Vigo di Cadore, invece, comprende cinque borgate: Vigo, Laggio, Pelos, Piniè e Treponti, che caratterizzano il territorio con itinerari storici, culturali e naturalistici.
E poi c’è il “paese dei mulini”, Lozzo di Cadore ai piedi delle Marmarole, il cui sviluppo è da attribuirsi al Rio Rin, torrente che da sempre ha rappresentato il fulcro vitale della comunità, lungo il cui percorso, nella “Roggia dei Mulini” sono tuttora visibili diversi opifici utilizzati un tempo come mulini, fucine e segherie. La località offre anche in questo caso spunti culturali e naturalistici, come il Museo della Latteria (vedi sopra) e il Museo Ladino Diffuso, ma anche il Sentiero Botanico Tita Poa, un itinerario che permette di ammirare numerose specie vegetali autoctone. Situato alle pendici delle Marmarole, l’Altipiano di Pian dei Buoi è un gioiello paesaggistico e naturalistico.
E per finire questa esplorazione, torniamo per un po’ bambini sul Fun Bob, la più apprezzata e divertente attrattiva dell’estate di Auronzo di Cadore e la punta di diamante del comprensorio di Monte Agudo per piccini, ma soprattutto grandi!
La rotaia parte a fianco della stazione a monte della seggiovia Taiarezze-Malòn, a un’altitudine di 1.361 m slm. Una volta saliti sul bob basta solo spingere la leva in avanti e lasciarsi trasportare dal divertimento, su un percorso su monorotaia che si snoda tra rettilinei, tornanti e curve spettacolari lungo quelle che d’inverno sono le piste da sci per 3 chilometri e un dislivello di 505 metri, sul quale si possono raggiungere anche 45 km/h in tutta sicurezza.