di Stefano Tesi
Oltre 1.000 le firme al manifesto a sostegno del giornalismo di viaggio lanciato il 19/4 scorso. Peccato manchino quasi tutte le nomenklature di Fnsi e Odg e quelle di molti redattori. Sorpresa? No, purtroppo: tutto previsto. Ma come cantava Dylan…
Tre settimane fa Gist e Neos, le due associazioni italiane dei giornalisti specializzati in viaggi e turismo, lanciarono su Change.org un manifesto/petizione (qui) al Governo per il sostegno alla stampa di settore che, con i suoi oltre mille professionisti dell’informazione, stava e sta andando a picco assieme a tutto il comparto (13% del pil nazionale, tanto per capire le dimensioni economiche).
Il manifesto ha raccolto oltre mille firme: un successo, considerato che era ristretto a una specifica categoria.
Ma c’è un ma. Tanto prevedibile quanto sconcertante: più che i firmatari, spiccano infatti nomi degli assenti.
Essenzialmente due: le quasi intere nomenklature dell’Fnsi e dell’Odg da un lato, molta parte della categoria dei redattori (delle testate di viaggio e non), dall’altro.
Prevedibile quanto sconcertante, si diceva.
Prevedibile perchè il disinteresse del sedicente sindacato verso tutto ciò che sia sostanza e non politica della professione è arcinoto, così come di un Ordine forse troppo impegnato a gestire le correnti per occuparsi di giornalismo scritto. E prevedibile perchè – in parallelo con la sinecura sindacale – da sempre i cosiddetti contrattualizzati (quelli cioè fino a ieri fa sicuri del posto, oggi parecchio meno e non a caso in questi giorni impegnati in scioperi e incontri con le proprietà) si disinteressano dei problemi della collettività giornalistica e del destino di quegli autonomi grazie al lavoro dei quali, però, hanno i contenuti da pubblicare sui loro giornali.
Sconcertante perchè una tale pervicace miopia è inconcepibile sia da parte delle istituzioni della categoria quanto da parte di chi siede dietro a una scrivania sempre più traballante e che, da quando è arrivato il Covid-19, è stata vista già in molti casi volare per aria.
Eppure, nulla. Un gran peccato e un’ottima occasione perduta, anche se con la Fase 2 il movimento va avanti.
Forse ha ragione chi dice che, anche professionalmente, siamo avviati verso un’inesorabile estinzione.
Torna in mente però la canzone di Zimmy da Duluth, Minnesota: