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venerdì, Settembre 13, 2024

La Cina affida al Veneto il suo esercito di terracotta

di Michela Nicolussi Moro

 

I soldati di Xi’an, i Musei di Shanghai e Nanchino: il Metadistretto dei Beni culturali della Regione a capo dei programmi di restauro
e conservazione. Un’occasione per le imprese di entrare nel mercato asiatico

XI’AN (CINA) Il mix tra scienza, cultura e impresa, essenza di un Veneto in perenne fermento creativo ed economico, ha con- quistato la Cina. La Repubblica popolare guidata da Xi Jinping ha affidato a due progetti coordinati dal Metadistretto veneto dei Beni culturali e ambientali il restauro e la conservazione dell’esercito di terracotta di Xi’an, patrimonio Unesco e «ottava meraviglia del mondo», e di altri siti di importanza internazionale. Come il Capital Museum di Pechino, i musei di Shanghai e Nanchino, che ha competenza sulle mura della stessa città , Qufu, culla della casa di Confucio (patrimonio Unesco), la provincia di Hunan, ricca di edifici storici, e Dazu, famosa per i chilometri di foresta subtropicale valorizzati da sculture di Budda e altre figure incise direttamente nella pietra. Ad attirare la luce dei riflettori è soprattutto la richiesta di collaborazione per la conservazione e l’acquisizione della tecnologia più adatta al trasporto dell’esercito di terracotta. Si tratta di circa seimila guerrieri alti tra 1,75 e 1,95 centimetri, realizzati in 40 anni di lavoro da 700 mila prigionieri, posti di guardia alla tomba dell’imperatore Qin Shi Huang Di (260 a.C /210 a.C.) e probabile replica dell’armata che aveva contribuito a unificare la Cina. Finora sono stati riportati alla luce 500 statue, 18 carri in legno e 100 cavalli in terracotta, grazie alla prima testa trovata nel 1974 da un contadino, Yang Zhifa, mentre scavava un pozzo. Oggi questo sito archeologico, esteso su 56 mila metri quadri, è un’attrazione planetaria.

«Prima d’ora l’Italia non aveva mai potuto lavorare sull’esercito di terracotta, perchè per 15 anni la Cina lo aveva affidato alle cure della Germania», rivela Sergio Calò, responsabile tecnico del Metadistretto veneto dei Beni culturali e ambientali, creato dalla Regione nel 2004 e oggi forte di oltre 800 imprese e 38 istituzioni, tra Università, centri di ricerca, Soprintendenze, amministrazioni pubbliche, Ordini professionali e associazioni di categoria. In undici anni di attività ha vinto bandi regionali, nazionali ed europei per progetti equivalenti a 52 milioni di euro, 16 dei quali fatti fruttare in Veneto. Nel 2010 è stato scelto dal ministero dello Sviluppo economico per coordinare il programma «Mae Regioni Cina», che coinvolge anche i dicasteri dei Beni culturali e degli Esteri e altre sette Regioni, cioè Friuli, Lombardia, Toscana, Lazio, Emilia, Umbria e Marche. Con un investimento iniziale e triennale di circa 400 mila euro, corrisposto metà dai tre ministeri e metà dalle otto Regioni, si è dato avvio al protocollo, intrapreso per lanciare le imprese italiane sul mercato cinese. Una volta concluso, nel settembre 2013, è subentrato il piano «Ice Regioni Cina», che ne sta proseguendo l’opera. «Lo scopo è capire le esigenze del Paese asiatico e metterne a confronto la domanda con l’offerta delle nostre aziende — spiega Calò —. All’operazione, seguita dal ministero della Cultura e dall’Accademia delle scienze della Cina, hanno preso parte 10 partner orientali per 16 progetti di restauro, conservazione e valorizzazione del patrimonio culturale cinese, e 32 aziende italiane: 16 venete. Si sono proposte sul nuovo mercato fornendo materiali, professionalità, brevetti, tecnologie e biotecnologie. Al programma hanno lavorato 80 tecnici italiani e cinesi: gli uni all’opera con 32 missioni di scouting in siti di importanza mondiale e gli altri invitati nel nostro Paese per conoscere meglio le modalità di restauro e i prodotti da utilizzare».

Insomma, è stato offerto alla Cina il meglio di tecnologie e conoscenze italiane, anche per superare i diretti competitor, cioè America, Giappone, Spagna, Germania e Francia. «Noi stiamo andando avanti — chiude Calò — e avanzeremo altre proposte, per creare nuove opportunità di commercio a favore delle aziende italiane».

Articolo pubblicato sul Corriere del Veneto martedì 31 marzo

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