A vedere calpestato con la forza brutale ogni diritto internazionale, a vedere stragi di innocenti, a vedere i potenti stravolgere la verità e l’avanzata del “tecno-nazismo” (definizione della nuova destra da parte di Kyle Chayka sul New Yorker), Hermann Hesse, se fosse ancora vivo, si sarebbe ancora una volta chiuso in un assordante silenzio.
Lo fece durante il Secondo conflitto mondiale, quando rispose agli orrori della guerra con il suo ultimo capolavoro, Il gioco delle perle di vetro.
Nella prima parte di In viaggio con Hermann Hesse (Edizioni Elliot, pp. 168, 18 euro) Roberto Caramelli, in un viaggio indietro nel tempo, ripercorre tutti gli (ancora attualissimi) ideali dell’autore di Siddharta: pacifismo, ambientalismo, uguaglianza, giustizia sociale, rifiuto di ogni nazionalismo e razzismo. Utopie che hanno alimentato speranze e comportamenti di più generazioni del Novecento.
La seconda parte del volume è invece una vera e propria Guida di Viaggio letteraria sulle tracce di Hesse nei luoghi dove lo scrittore è nato, è vissuto, che ha visitato.
Si parte da Calw, piccola città del Baden Württemberg non lontana da Stoccarda, dove il premio Nobel per la Letteratura nacque nel 1877, per passare a Maulbronn, entrata nel Patrimonio Unesco dal 1933 per il grandioso complesso monastico cistercense fondato nel 1147. Qui Hesse studiò e ambientò Narciso e Boccadoro e Il gioco delle perle di vetro. Si passa poi a Tübinen, dove Hesse, appena diciottenne, iniziò a lavorare come commesso di libreria.
Piuttosto lunga fu la permanenza a Gaienhofen, sul versante tedesco del Lago di Costanza. Qui, Hesse visse in due diverse abitazioni con la prima moglie, Maria Bernoulli, e i figli, fino al 1912 quando gli Hesse si trasferirono a Berna.
Lungo è il capitolo dedicato alla Svizzera, Paese che diede ospitalità e cittadinanza a Hesse. I luoghi vanno da Basilea (da vedere, la Hermann Hesse Platz) a Monte Verità , dove lo scrittore, nel 1904, partecipò alla vita di una comunità di artisti che praticavano il vegetarianesimo, rifiutavano la società industriale, e riconoscevano la completa uguaglianza tra uomini e donne. Tra i luoghi dove Hesse trascorse periodi di svago o di cura ci sono l’Alta Engadina e Baden, celebre per le acque termali. Altre città dove lo scrittore visse sono Berna e Zurigo.
La dimora dove Hesse visse più a lungo e morì nel 1962, è quella della Montagnola, sopra Lugano, nel Canton Ticino. Nella sua ex casa è stato ricavato un interessante museo multimediale.
Importanti nella vita dell’autore de Il lupo della steppa sono stati i numerosi viaggi in Italia dove visitò Venezia, Firenze, Genova, l’Umbria, Milano, alla ricerca di storia e opere d’Arte. Deludente fu invece l’esperienza asiatica: Hesse partì alla volta dell’India alla ricerca delle radici del Buddismo, ma non la raggiunse mai. Si fermò comunque in Malesia, Sri Lanka, Singapore.
Il volume è impreziosito dalla copertina e dagli acquerelli dell’autore, realizzati nei luoghi di Hermann Hesse.