Appunti di viaggio e foto di Emanuela De Santis
Il Mar Morto, per i giordani, è la meta più popolare del week end e già dal giovedì sera le auto s’incolonnano sulla Highway 65 anche nota come la the Dead Sea Highway, l’autostrada che taglia la Giordania da nord a sud.

Chi si accaparra due giorni, Miami style, in uno dei lussuosi resort adagiati sui crinali sabbiosi della costa settentrionale, chi si immerge in un tramonto d’atmosfera con tanto di musiche tradizionali e fumo di narghilè sotto un capanno di foglie di palma da cui sprigionano fumi e e profumi di agnello arrosto…
La vista più spettacolare del Mar Morto, il lago salato che si è scavato il suo letto a 400 metri sotto il livello del mare, si svela attraverso i tornanti che si dipanano tra le aride rocce dei Wadi una volta superata la pianura di ulivi e frutteti che disegna il paesaggio a perdita d’occhio dalle torri del castello crociato di Kerak.

All’improvviso una striscia blu incandescente offusca la vista e taglia in due il profilo delle pareti di roccia arenaria che avvolgono le rive degli stati costieri, Israele e Cisgiordania (il West Bank) oltre alla Giordania. Il viaggio verso nord in poco meno di 50 chilometri regala il fascino di un road movie e spiagge di sale si avvicendano a coltivazioni di datteri a pelo d’acqua, a brusche scarpate che s’interrompono in cumuli di sale.
Infatti viene descritto come il mare più salato del mondo ma in realtà, come nel caso del Mar Caspio, il lago salato più grande al mondo, anche il Mar Morto non ha emissari ma solo immissari, cioè fiumi che sfociano al suo interno, e per questo motivo viene definito un bacino endoreico. Tra gli immissari il fiume Giordano e il fiume Arnon, conosciuto anche come Wadi Mujib, e decine di sorgenti e piccoli ruscelli.

L’alto grado di salinità è la condizione singolare del Mar Morto e permette ai bagnanti di rimanere a galla sulla superficie dell’acqua a leggere il giornale, come si vede in certe foto, e le proprietà cosmetiche e terapeutiche dei sali e dei fanghi ricchi di sali minerali erano note persino nell’antichità, anche tra i miti della storia come Antonio e Cleopatra. Meno salato in superficie, un litro d’acqua arriva a contenere quasi 350 grammi di sale e per questo il Mar Morto è un ambiente inospitale per ogni forma di vita, anche se nel 2010 è stata scoperta una specie di archeobatteri appartenenti alla famiglia Halobacteriaceae in grado di sopravvivere.
Aria ricca di ossigeno, alte temperature e assenza di umidità arricchiscono le proprietà benefiche dei sali che sono in grado di trattare malattie della pelle, come la psoriasi e la vitiligine, e delle ossa, come artrosi e artrite. Il bagno nel Mar Morto è perfetto per le articolazioni se si aggiunge l’applicazione del fango nero caldo: e dopo tre o quattro giorni i risultati non tardano ad arrivare.

Pelle bellissima e via i dolori – giura chi c’è stato – oltre agli altri effetti positivi della presenza del magnesio che ha effetti antiallergici e del bromo che ha un’azione calmante e stimola il metabolismo.
Piscine e swim up bar, coccole e privacy sono le parole d’ordine dei brand del lusso che si sono assicurati una location privilegiata lungo le rive – Kempinsky, Movenpick, Ramada e Crown Plaza per citare i più famosi – oltre i boutique hotel come i Mujib chalet, perfettamente integrati con l’ambiente per godere appieno la natura del posto. Altrimenti, per l’esperienza di vita da spiaggia alla giordana c’è la popolare Amman Beach a gestione comunale, ombrelloni lettini e buffet, gomito a gomito con le famiglie del posto che fanno il bagno vestite ma ammettono gli occidentali in costume da bagno oppure, più su di tono, O Beach, che fa il verso all’omonima di Ibiza ed ospita anche eventi notturni.
Completamente gratis la Dead Sea Hot Springs che si trova ad un’ora di macchina dalla capitale.

Purtroppo il Mar Morto, a causa delle dighe costruite sul Giordano con lo scopo di sfruttarne le acque (le risorse del bacino assicurano allo Stato ebraico circa un terzo del proprio approvvigionamento di acqua), diminuisce il suo livello di circa un 1 metro all’anno.
La soluzione del problema potrebbe essere la realizzazione del cosiddetto ‘Canale della Pace’, ovvero un condotto di 180 chilometri tra il Mar Rosso ed il Mar Morto che trasporterebbe l’acqua dall’uno all’altro. Michael Krom, professore di chimica marina e ambientale dell’Università di Leeds nonché consulente di uno studio sulla fattibilità del piano, sostiene che questo prevede di fornire al Mar Morto solo un decimo dell’acqua di cui ci sarebbe bisogno per stabilizzarne il livello a fronte della minaccia di compromettere i delicati equilibri ambientali. -“Vedremo cosa accadrà. Perché per salvare il Mar Morto questo non può essere che un primo passo”.