Testo di Laura Colognesi
Dai monasteri dell’Armenia al Nagorno Karabakh, lo “Stato che non c’è”, fra fortificazioni, canyon, grotte e il Ponte del Diavolo, da dove scendono imponenti stalattiti.
Nagorno Karabakh (in armeno comunemente chiamato Artsakh) è una repubblica non riconosciuta, autodeterminatasi con un proprio governo armeno nel 1991, la decima provincia del Regno di Armenia, sviluppatasi dal 189 a.C al 387 d.C., divenuta in seguito una regione dell’Albania Caucasica fino al VII secolo, quando finì sotto il controllo arabo.
Dalla capitale Yerevan, uno dei più antichi insediamenti al mondo risalente al 782 a.C., con oltre 40 musei e gallerie d’arte, dopo un’ora e trenta di strada si arriva al Complesso monastico di Noravank (“Monastero nuovo”), scavato su rocce rosse e risalente al VII-XIII-XIV secolo, considerato il pulpito dei vescovi Syunik. L’unica arteria di collegamento per il Nagorno Karabakh è la M 12 che da Goris (sud Armenia) raggiunge Berdzor (dogana) e da qui la capitale, una strada in ottime condizioni di manutenzione che sinuosamente si arrampica verso l’altopiano del Karabakh. Lungo la strada si devia verso il Monastero di Tzitzernavank (V-VI secolo), situato nella regione di Kashatagh, uno degli esempi più belli di architettura paleocristiana, luogo di culto cristiano già nel I secolo, duecento anni prima della conversione ufficiale dell’Armenia al Cristianesimo. Da qui si giunge a Shushi, capitale storica del Karabakh e, in passato, una delle capitali culturali del Caucaso, fondata nel 1750 in cima ad una montagna ad un’altitudine compresa tra i 1400 ed i 1800 metri, con la chiesa di Surb Amenaprkich. In auto si raggiunge il Monastero di Gandzasar (13th.c.), situato nel distretto di Mardakert del Nagorno Karabagh. In armeno “Gandzasar” indica tesoro di montagna o di collina. Il monastero fu fondato da St. Dadi, discepolo dell’apostolo Taddeo che diffuse il Cristianesimo nell’Est dell’Armenia durante il 1° secolo A.C. e contiene le reliquie che si ritiene appartengano a San Giovanni Battista e San Zaccaria, padre di Giovanni il Battista. Gandzasar era la residenza del Cattolicesimo Aghvank della Chiesa Apostolica Armena dal 1400 al 1816. Da qui si procede verso il Monastero di Dadivank, costruito fra il 9° e il 13° secolo, fondato da St.Dadi, le cui reliquie furono scoperte sotto il sacro altare nella chiesa principale. Il complesso monastico di Dadivank è costituito dalla Cattedrale di San Astvadzadzin (con scritte in armeno sul muro), dal bassorilievo sulla facciata sud della cattedrale di Dadivank, costruita nel 1214, con la raffigurazione della principessa che offre la chiesa in memoria dei suoi figli. Non lontano il Monastero di Tatev, costruito su un altopiano con precipizio su tre lati, con la splendida cattedrale di San Poghos e Petros (Paolo e Pietro) risalente all’885 con una costruzione alta 8 metri, composta di piccole pietre sormontate da una croce poggiata su un fondamento cardine, magnifico esempio dell’architettura del 7° secolo. A sud della cattedrale principale, la chiesa di San Gregorio (1295), eretta sul luogo dove si ergeva un antico santuario del 9 secolo mentre la periferia è circondata da case e altri edifici, tra cui una fonte e mura di fortificazione risalenti al 17 ° secolo. In uno dei precipizi intorno al monastero si scorge il fiume Vorotan, uno dei miracoli della natura, che corre sotto il Ponte del Diavolo. Le pareti del canyon (dove scorre il fiume) sono alte 250 a 300 metri. A bordo di minibus locali si giunge a Vorotnavank (10-15th.c), uno dei più famosi centri religiosi e culturali, a 4 km a est di Sissian, sulla riva sinistra del Vorotan canyon. L’edificio più antico è la Chiesa di Stepanos Surb, costruita da Shahandukht, la regina del Syunik nell’anno 1000. Nel 1007, Sevada, figlio di Shahandukht, aggiunse tre arcate e la cupola della chiesa di S. Karapet con quattro sagrestie nella parte sud-orientale. A ovest di queste due chiese si ammirano un vestibolo arcuato e altre costruzioni molto ben conservate. Vorotnavank era circondato da un alto muro, all’interno del quale si trovavano laboratori, negozi, un seminario, un resort e un’elemosina-house.
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