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venerdì, Aprile 19, 2024

Da Brindisi a Taranto in cerca della luce di Puglia

Nel segno della luce. Quella marmorea della colonna romana, 19 m svettanti sul porto di Brindisi, che segna la fine della via Appia e l’antico ingresso verso la Terra Santa. Un luogo vibrante di storia sul quale si affaccia la casa dove morì Virgilio, mentre sfavilla il mare dalla terrazza de La Sciabica, ristorante dove oltre al pesce freschissimo, incanta la pizza.

Nella città vecchia di Taranto, la cifra della luce in San Cataldo, la più antica cattedrale di Puglia, è il chiaroscuro scandito dalla fantasia di colonne da reimpiego che delimitano le navate normanno-romaniche. Luce soffusa nella cripta, mentre all’esterno il bagliore del cielo è ritagliato dalle case che ricordano, per l’incuria, una città bombardata. Eppure risplende delle amorevoli cure della Marina Militare il Castello Aragonese, architettura militare rinascimentale che racconta, nelle sue segrete, 3.000 anni di storia. Luce dorata al Museo Archeologico Nazionale MARTA dove è esposta una delle più grandi collezioni della Magna Grecia, tra cui gli Ori di Taranto, con pezzi mozzafiato come lo schiaccianoci (www.museotaranto.org).

Luce colorata a Grottaglie, la città delle ceramiche, con i suoi pomi ai balconi e i personaggi della corte federiciana di Domenico Pinto, il museo della ceramica nel Castello Episcopio, la maestria del modellare e del dipingere, le botteghe- scuola e atelier, le antiche gravine, le case con tesori ipogei come la Casa Vestita e la sua chiesa rupestre. Imperdibile una sosta da Alfredo, laboratorio gastronomico (alfredodibariga@gmail.com).

Morbida e calda la luce della pietra leccese, esaltata nel barocco del capoluogo salentino tra rosoni e piazze salotto. Ma il vero bagliore è a Ostuni, “scialbata” a calce secondo un’antica tradizione che la salvò dalla peste con il rosone della cattedrale che sembra ruotare, e, al museo archeologico, la luce antica che si intuisce nello scheletro di una mamma un tempo bellissima che di anni ne ha 28 mila con il suo bimbo mai nato. Regina degli ulivi, perché ai suoi piedi si muovono come un oceano argenteo per 50 km, Ostuni ha chicche gastronomiche come la Taverna della Gelosia e l’Osteria del Tempo Perso.

L’ultimo bagno di luce è un viaggio sotto terra nel biancore umido delle stalattiti e stalagmiti nella Grotta Bianca a Castellana. Info: www.viaggiareinpuglia.it

 

Articolo pubblicato su Il Giornale il 19 aprile

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