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martedì, Dicembre 10, 2024

Chad, in fuoristrada tra le gole dell'Ennedi

Testo di Laura Colognesi

Dalla capitale N’Djamena si guida in fuoristrada per tre giorni attraverso il Sahara Centrale per raggiungere la regione dell’Ennedi, un altopiano di arenarie esteso per circa 60.000 kmq (quanto la Svizzera), il secondo massiccio montuoso del Chad con un’altitudine media di 1000 m, formatosi tra i 500 e i 300 mln di anni fa.

A 270 km a nord est di N’Djamena, sfruttando parte della strada asfaltata, si attraversa la cittadina di Abechè, capoluogo della regione del Ouaddai nei pressi del confine con il Sudan, decimata dalle gravi epidemie di inizio ‘900 ma impreziosita da moschee, stradine strette, edifici in rovina e un colorato mercato, dove non è consentito fotografare.

Dalla sabbia del grande deserto africano, nel paese più sconosciuto e isolato, tutto ad un tratto si scorgono formazioni geologiche irregolari di arenaria modellate dal vento nei millenni, che ha scolpito forme di torrioni singoli e multipli simili a castelli medioevali (tipiche dei plateau tassilini), intervallate da gole profonde, come quelle di Archei, spettacolari pareti di arenaria rossa contenenti molto spesso delle fresche e limpide “guelte”, bacini d’acqua minerale permanenti. Qui, ogni giorno, nel silenzio assordante del deserto carovane di cammelli si addentrano per l’abbeverata (tassa d’ingresso euro 10 a persona). Dopo 80 km circa si sosta a Fada, una piccola oasi con 5000 abitanti. Fada, caratteristico villaggio sahariano costituito da case riunite attorno al vecchio forte coloniale, fu occupata per sette anni dall’esercito libico (dal 1980 al 1987) durante l’invasione al Chad settentrionale. L’intervento militare della Francia risultò determinante e l’esercito libico, nella ritirata, abbandonò il valore di circa un miliardo di dollari in attrezzature militari, lasciando fra le dune del deserto lamiere contorte e carbonizzate di carri armati e veicoli lanciamissili, granate di artiglieria, elmetti dei soldati, tettucci di auto e camion, mentre migliaia e migliaia di bossoli di mitragliatori sbucano fra le sabbie. Di questa sanguinosa guerra rimasero anche 70.000 mine antiuomo (soprattutto lungo le piste che collegano Fada con le oasi di Ounianga), rendendo così inaccessibile per decenni agli stranieri questa remota zona del Sahara. Da Fada si inizia la traversata del massiccio fino alla Depressione del Murdi, caratterizzato da grandi cordoni dunari, lungo l’antica pista carovaniera che collegava le saline delle regioni di Ounianga, Demi e Teguedei ai villaggi ciadiani del Sud alle oasi libiche del Nord. Attraverso alcuni difficili cordoni di dune ci si immette nel Derbili, altro sistema di dune a barcana. Qui, in una delle regioni più isolate del Sahara, nell’enorme vastità dello spazio e nel silenzio più assoluto, lo sguardo esplora numerosi giacimenti neolitici e paleolitici con resti di vasellame di ceramica e altri manufatti preistorici. Ma questi luoghi così inospitali furono abitati dall’uomo preistorico, come testimoniano i numerosi ripari incisi con pitture rupestri di raffinata qualità risalenti ad oltre 5000 anni fa e raffiguranti animali e scene di vita perdute. Oggi vivono 200 diverse etnie (toubou, in lingua kanouri “gli uomini che vivono sulla montagna”, a nord; kanembou, daza, kanouri, kereda, boulala, fulbe, hausa, hadjerai, kotoko, baguirmi e arabi al centro; moundang, moussei a sud che parlano oltre 100 lingue diverse e professano tre confessioni principali, sullo sfondo di una storia, ricca e complessa, che affonda le radici nell’antichità. Bisogna essere esperti per guidare nel deserto del Chad, una delle nazioni più povere del continente africano. Il viaggio richiede almeno 16-18 giorni. Non si guida con la cartina, ma con l’istinto e l’esperienza, “leggendo la sabbia” per individuare i passaggi migliori, fra rocce, sassi e imprevisti. Bisogna riconoscere i colori della sabbia per scegliere, di volta in volta, i passaggi più sicuri ed evitare pendenze laterali improvvise, se necessario anche con una ricognizione a piedi. A bordo di un Toyota Land Cruiser 80 dotato di motore 4,2 l diesel aspirato 6 cilindri in linea, cambio manuale a 5 marce + riduttore, equipaggiato con pneumatici Bridgestone Dueller H/T 7,50 x 16, due serbatoi con un totale di circa 130 litri di gasolio. Per un viaggio nel deserto del Chad l’equipaggiamento del fuoristrada include piastre da sabbia, cavi di traino, taniche per benzina, compressore per pneumatici, casse in alluminio per immagazzinare cibo e attrezzature, un GPS, un telefono satellitare tipo Thuraya. In Chad è proibita l’importazione ed è quindi necessario nasconderlo alla frontiera e non utilizzarlo mai nelle oasi, un kit completo di assistenza medica, in quanto non esistono ospedali attrezzati, almeno 2 ruote di scorte. Quasi tutto il percorso si svolge su piste per la maggior parte sabbiose e fuoripista attraversando tratti di deserto di dune e pianure di sabbia; è quindi necessario ridurre la pressione delle gomme fino a circa 1,7/2 atmosfere (in funzione del carico della vettura). Prevalentemente semidesertico il paesaggio, intervallato dal Lago Chad, situato tra Ciad e Camerun, l’unica fonte d’acqua dolce perenne, anche se durante i più gravi periodi di siccità (come quello del 1984) era attraversabile a piedi. L’attuale superficie è ora il 10% di quanto fosse in precedenza, oscilla fra 10.000 e 17.000 km² con massima profondità di 7 m. Per entrare in Chad con il proprio automezzo è necessario il Carnet de Passage en Douane rilasciato dall’Automobile Club dietro l’effettuazione di una fidejussione bancaria a favore della stessa pari al valore dell’automezzo. Sconsigliabile il “fa-da-te”, è necessario appoggiarsi ad un operatore turistico locale che provvede a fornire gli automezzi, la guida e gli autisti, i permessi di viaggio e organizza i rifornimenti di carburante nelle oasi. Non esistono stazioni di servizio, ma in alcune oasi i commercianti locali possiedono un piccolo magazzino di barili di carburante. Ovviamente non è prevedibile se sono forniti o no e quindi la guida deve telefonare giorni prima per verificare se è disponibile e per farne tenere da parte la quantità necessaria. Si dorme nelle tende, ogni notte in un luogo diverso, sotto un letto di stelle, fari nitidi nel cielo stellato, mai inquinato. Adattarsi, in Chad, significa esattamente adattarsi. Ma le sensazioni e i luoghi visitati ripagano di qualche esigua scomodità. L’Ennedi, la regione più interessante da un punto di vista turistico, è abitata da nomadi. Nella sabbia si seguono numerosissime tracce che si dirigono un po’ in tutte le direzioni per raggiungere i pozzi, punti di incontro dei gruppi nomadi che portano gli animali all’abbeverata e di piccoli insediamenti semipermanenti. I nomadi Tebu o Toubou, gli uomini (Bou) che vivono sulle montagne (Tou), parlano solo dialetti locali e sono sempre un po’ sospettosi nei confronti degli stranieri. uomini magri dalle membra lunghe e sottili, dai capelli neri ma non crespi. Il naso è fine, dritto e aquilino, gli occhi vivi e sempre penetranti in continuo movimento. Hanno un fisico molto adattato all’ambiente sahariano e una resistenza alla fame, alla sete e alla fatica fuori del comune. Solo una guida locale riesce ad avvicinarli e a rintracciare, lungo il percorso, i pozzi e le grotte naturali dove si trovano splendide pitture rupestri preistoriche non segnate su nessuna cartina.
Si riprende il viaggio, fra le dune solitarie. Nessun rumore, ciascuno rimane solo con la parte più intima di se stesso. Il silenzio delle dune nasconde storie di uomini mai tornati alla ricerca di un passaggio o di un’oasi. Il viaggio prosegue verso nord. Inaspettati, tra le dune arancioni, appaiono improvvisi i Laghi Ounianga, avvolti da rigogliosi palmeti e colline rocciose, che si sviluppano a sud di una falesia di roccia calcarea dai colori che vanno dal bianco al rosa al viola in contrasto con la sabbia gialla, le palme e il blu dell’acqua, entrati nel 2012 a far parte del patrimonio dell’umanità dell’Unesco. Da questa zona ormai non lontana dal confine con la Libia, sono necessari 3-4 giorni per ritornare nella capitale. Nella parte settentrionale del paese vive l’etnia dei toubou, nomadi e allevatori discendenti da immigrati berberi, di religione musulmana. Ogni clan ha l’accesso a pozzi, oasi e pascoli definiti.

Attraversando le dune dell’Erg Djourab, dove sono stati trovati i resti di un ominide vecchio di 6-7 milioni di anni, il primo rinvenuto in Africa centrale, quasi privo di insediamenti se non le poche tende dei nomadi arabi che vivono di pastorizia, si segue l’antico letto del fiume Bahr El Ghazal e si ritorna verso la capitale. Ma il vero viaggio è l’attraversamento, solitario e intrepido, del grande deserto africano, una sconfinata distesa di sabbia che ricopre il mare perduto. Ogni oasi è una scoperta. Kalait, Fada, Ounianga, Kebir e Faya sono le più significative, dove si trova il carburante (non sempre, consigliabile un’autonomia di almeno 1000 km e limitate scorte alimentari). Circa 600 km separano l’una dall’altra. Faya, una delle oasi più grandi del mondo, è la capitale amministrativa del nord, 948 km a nord di N’Djamena, con un’economia sorprendentemente basata, nel cuore del Sahara, sull’agricoltura con le coltivazioni di grano, datteri e fichi grazie a un enorme bacino di acqua sotterranea.

Viaggio dall’Italia: con “I Viaggi di Maurizio Levi” (Tel 02 3493 4528, info@viaggilevi.com, www.viaggilevi.com) partenze di gruppo il 6 novembre, 23 dicembre e 26 febbraio 2015, fuoristrada Toyota Land Cruiser, 3 passeggeri + autista per auto. Da euro 3.570 (base 10 pax).

Source: Articoli

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