Nato da un’idea di Borghi Autentici d’Italia, scritto e diretto da Fabio Fasulo, il documentario presentato all’ 81esima edizione del Festival del Cinema di Venezia è stato girato a Roseto Capo Spulico, con l’intento di restituire, con l’autenticità di alcune storie personali, uno spunto di riflessione sulla visione dei piccoli comuni e delle comunità locali.
All’Hotel Excelsior del Lido di Venezia si è svolta la première della presentazione del documentario “Un’altra idea di stare” che il noto regista e videomaker Fabio Fasulo ha diretto.
Prodotto da Frame at work, un collettivo di professionisti con oltre vent’anni di esperienza nel settore cinematografico e nelle produzioni audiovisive e dall’agenzia di comunicazione reggiana Kaiti Expansionè stato di certo una bella sorpresa.
Borghi Autentici d’Italia, davvero un’alra idea di stare!
«La finalità del documentario – afferma con orgoglio Rosanna Mazzia, presidente nazionale Associazione Borghi Autentici d’Italia, location d’eccezione del documentario – consiste nel restituire, con l’autenticità di alcune storie personali, uno spunto di riflessione universale sulla visione dei piccoli comuni e delle comunità locali che l’Associazione porta avanti da oltre 20 anni: non borghi cartolina, ma comunità ospitali capaci di trattenere i cittadini residenti e di attrarre nuove forme di cittadinanza.
Vuole essere un invito a esplorare prospettive inedite, ad illuminare strade non ancora battute e guidare le comunità verso un futuro sostenibile, equo e ricco di opportunità. È un richiamo al protagonismo, per abbracciare il cambiamento e costruire un nuovo modo di abitare i borghi, integrando passato, presente e futuro in un equilibrio capace di promuovere sviluppo».
Tanta emozione anche per Fabio Fasulo, regista Frame at work che commenta: «”Un’altra idea di stare” è un racconto a più voci dove i nostri protagonisti si raccontano, si confidano alla ricerca di un luogo che non sia solo geografico ma anche dell’anima. I loro incontri sono pieni di curiosità, sembra che ci sia la voglia di rivedersi l’uno nell’altro, di riconoscersi e riscoprirsi quasi a sottolineare l’esigenza di ritrovare un contatto umano, il desiderio di essere comunità. Nel documentario ho messo le persone al centro di tutto, cercando la piena sincerità in ogni momento perché era fondamentale riportare un quadro quanto più fedele possibile alla realtà.
Il ritmo del film segue quello in cui ruotano le nostre storie dove il tempo acquisisce una nuova forma, un nuovo valore “tempo per darsi tempo” come dice una delle nostre protagoniste del film. Gli spazi e i luoghi che fanno da cornice sono colmi di tradizione, racconti e storie di uomini e donne che hanno vissuto e vivono il territorio.
Il borgo, quindi, diviene un contenitore dal quale è possibile scoprirne il suo fascino, i suoi valori, ma anche le sue debolezze e i suoi limiti, attraverso i volti di chi vi abita. Le atmosfere, i luoghi e le storie rapiscono l’ascoltatore, portandolo oltre il suo ruolo e facendolo entrare in una dimensione di viaggio in altri possibili modi di stare e di vivere. Una riflessione più profonda che può portare ad un cambiamento».
“Un’altra idea di stare” nei borghi dipende infatti dagli occhi con cui li si guarda, dalla consapevolezza che le persone hanno della diversità dello stare in un borgo, senza che questo costituisca necessariamente un “minus” nei confronti della vita in città. Ma “un’altra idea di stare” dipende anche molto da quel che ognuno di noi cerca. Ciò a cui dà più valore.
E nelle storie che Asso BAI ha voluto comunicare con il documentario ci sono appunto diverse motivazioni, aspirazioni, bisogni. Sono stati ripresi quindi luoghi, storie e persone per un racconto di Roseto Capo Spulico che diventa simbolo di un modo di intendere la vita nei borghi che non è qualcosa di “solo” bello. È qualcosa che può anche essere ribelle, non completamente risolto. È qualcosa di autentico, appunto.