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martedì, Aprile 16, 2024

Trekking nelle Ande Peruviane

Testo di Laura Colognesi

A passo lento nel “Camino del Apu Ausangate”, attraverso le Ande peruviane, si cammina, spesso a 5.000 m, alla scoperta di territori scarsamente antropizzati e immensi tesori culturali, protetti dall’Ausangate e dagli altri “apu” (montagne ritenute protettrici) della Cordillera Vilcanota.

Solo procedendo a piedi lungo i sentieri silenziosi utilizzati dai “cocheros” (i pastori andini) si colgono quei particolari che sfuggirebbero viaggiando con qualsiasi altro mezzo, raggiungendo ambienti naturali straordinari che premiano lo sforzo. L’incontro con le popolazioni locali dà senso al viaggio stesso, fermandosi ad ascoltare chiunque abbia una storia da raccontare, considerando la diversità un punto di partenza per approfondire nuove realtà e diversi modi di interpretare la quotidianità. Serve un discreto allenamento e un paio di giorni iniziali per acclimatarsi, ma non una preparazione specifica. Da Arequipa, la “Ciudad Blanca” coloniale adagiata nella fertile vallata del fiume Chili, circondata da due imponenti vulcani, il Misti (5.850 metri) e il Chachani (6.030 metri), si inizia a salire lungo le falde del Chachani fino a raggiungere la zona di Pampa Cañahuas e la Riserva Naturale Salinas y Aguada Blanca dove vivono allo stato selvaggio gli esemplari del più grazioso dei camelidi andini: la vigogna, che fornisce lana pregiata. A passo lento si attraversano altopiani andini sconfinati, avvolti da una natura forte, avvolgente, dominante, lontano dalla frenesia e dal rumore del mondo. Lasciata la strada principale, si prosegue verso la Valle inter-andina del Colca, regno degli ultimi condor, attraverso sconfinati altopiani che conducono alla “Ventana del Colca”, una spettacolare formazione rocciosa situata a 4.300 m, dove inizia il Canyon Colca. Puma, volpi e uccelli rapaci vivono in una scenografia naturale di rara bellezza, una silenziosa finestra sulla strada di ingresso della Valle del Colca e la confluenza dei fiumi La Pulpera e Colca. Lungo strade sterrate, si cammina fino a raggiungere il paese di Pulperas e poco dopo “i Castelli di Callali”, spettacolari formazioni rocciose a forma di torrioni di roccia friabile erosi dal vento e dalla pioggia. L’orogenesi andina fu accelerata da imponenti manifestazioni vulcaniche con la formazione di numerosi vulcani, di cui oltre cinquanta attualmente attivi, le cui manifestazioni, unitamente ai frequenti fenomeni sismici, testimoniano l’appartenenza del sistema andino alla grande “cintura di fuoco del Pacifico”. Le Ande sono costituite da rocce di età paleozoica (quarziti, scisti, arenarie), mesozoica (calcari e conglomerati) e cenozoica (depositi continentali non fossiliferi). Dalla Valle del Colca si prosegue in direzione nord dove il fiume impetuoso ha scavato una gola gigantesca che, con i suoi oltre 3.000 metri di altezza, il doppio del Grand Canyon del Colorado, è una delle più profonde della Terra. Dal “Cruz del Cura” si cammina lungo la gigantesca spaccatura in direzione della zona in cui nidificano i condor. Da qui si attraversano altopiani e lande pressoché spopolate dove s’incontrano remoti insediamenti di pastori e branchi di alpaca e lama. Dal villaggio di Sibayo verso il passo di Condoroma, si raggiunge il lago Lagunillas, preludio al grande Lago Titicaca, così chiamato poiché in certe zone forma una laguna con erbe acquatiche dove spesso é possibile vedere sterminate colonie di fenicotteri. Una breve deviazione conduce al complesso archeologico di Sillustani, impreziosito dalla necropoli pre-Inca, costituita da una serie di “Chullpas”, tombe funerarie alte fino a 12 metri di forma cilindrica sparse su un promontorio che si getta nelle acque del lago Umayo. Da Puno, a 3.830 metri di altitudine sulle sponde del lago Titicaca, si naviga verso l’isola di Taquile, al centro dell’immenso bacino blu cobalto del grande lago sacro degli Incas e, rientrati, si approda fra le suggestioni del tramonto nelle cosiddette isole galleggianti, piattaforme realizzate ammucchiando fasci di totora, un particolare tipo di canna che cresce sulle sponde del lago, dove viveva l’etnia Uros, oggi abitate in prevalenza da abitanti di lingua Aymara che vivono di pesca e vendita di prodotti artigianali. Dal lago Titicaca si raggiunge la Cordillera di Vilcanota, dove inizia lo spettacolare trekking al Nevado Ausangate. Attraverso lo sconfinato altopiano si devia verso il canyon di Tinajani, un luogo sacro chiamato dai locali “Apu Tinakani” ovvero “Dio Tinajani”. Un silenzio assordante s’insinua fra grotte e giganteschi obelischi dalla forma di primordiali totem, alti fino a 70 metri. Non lontano, in fuoristrada si percorre la valle di Pitumarca fino all’inizio del trekking, risalendo la valle in direzione della piccola comunità di Chilca, a 4.100 metri, percorrendo per circa un’ora di cammino una valle dominata da montagne innevate e frequentata da branchi di alpaca. A piedi, in 5-6 ore, si attraversa l’ampia vallata di Upis contornata da impressionanti montagne plasmate dalle glaciazioni. Non di rado, percorrendo questi stretti sentieri fino alla cascata che scende dal nevado Santa Catalina, s’incrociano i pastori locali con i loro greggi di lama e alpaca, i volti segnati da vento e sole, uomini indomiti che dalla terra ricavano giorno dopo giorno il loro sostentamento. Si cammina in sentieri sempre più stretti, resi ancora più duri dall’altitudine. Ma la fatica vale la vista di una seconda laguna, sormontata da imponenti ghiacciai. Un angolo di mondo a parte, dove ritrovare se stessi nella quiete di una natura di incomparabile bellezza. Dal Machuracay Tambo, alle pendici dell’imponente Ausangate, si sosta prima di riprendere il cammino verso il passo di Palomani, a 5.200 metri, uno dei punti più alti dell’itinerario. Almeno cinque o sei le ore da percorrere a piedi, scortati dai lama che portano i bagagli, con lo sguardo rivolto alla cima del Nevado Ausangate, che svetta a più di 1.000 metri sopra il nostro sentiero. Ma la vera sorpresa è la Laguna di Ausangate Cocha, che catapulta nell’impressionante vista della parete sud dell’Ausangate. Ancora poca strada e il paesaggio muta improvvisamente, con rocce vulcaniche erose dal vento e dalle piogge ricoperte di terriccio rosso carminio. Lungo pendii sabbiosi e terrosi, in direzione del “Nevado del Inca”, si attraversano vallate solitarie abitate da remote comunità di pastori che vivono nei tambos (in lingua quechua “rifugio”, luoghi di sosta per i chasquis, i messaggeri che percorrevano a piedi l’enorme impero incaico). Il giorno successivo, altre 6-7 ore a piedi conducono ad altro passo superiore ai 5.000 metri, con una sensazionale vista dei Nevados circostanti. Tutto intorno rocce di color rosso, sabbie color ocra e grigio, inserzioni di rocce ferrose e incrostazioni di rame tingono di mille colori il paesaggio. Un caleidoscopio di colori accecanti, inaspettati, intensi come in nessun altro luogo del mondo. Dopo la notte in lodge, all’alba si parte per altre 4-5 ore di trekking con scorci mozzafiato dei ghiacciai della cordigliera di Vilcanota tra cui il Nevado del Inca e il maestoso Ausangate. Qua e là il territorio è adornato da borgate abitate da pastori quechua, intenti a lavorare i tessuti artigianali prodotti dai “comuneros”. A bordo del treno per Aguas Calientes, l’unico che si addentra nella valle dell’Urubamba, si viaggia lungo un percorso di un’ora e mezza in una stretta vallata, preludio dell’alta valle dell’Urubamba con ripide pareti rivestite di fitta vegetazione tropicale. Ad Aguas Calientes, in minibus, un breve percorso estremamente panoramico conduce all’ingresso del più famoso complesso archeologico dell’America Latina, il Santuario Inca di Machu Picchu, scoperto nel 1911 dallo storico nord americano Hiram Bingham, la città perduta degli Inca, dove spiccano il Tempio del Sole, presumibilmente abitato dalla casta sacerdotale e dai nobili, il tempio delle Tre Finestre, l’Inti Huatana, il tempio del Condor e i settori agricoli. Sulle orme degli Inca si viaggia un’ora e mezza in treno verso Ollantaytambo, antico insediamento dominato da una fortezza, mai ultimata a causa dell’arrivo degli spagnoli e del conseguente sconvolgimento del mondo Inca. Lungo il percorso, le maestose montagne della Cordigliera di Urubamba si specchiano nelle scenografiche saline di Maras di costruzione incaica, dalle quali ancor oggi gli abitanti della zona estraggono il salgemma. Info “I Viaggi di Maurizio Levi”, specializzato in trekking con 26 itinerari fuori rotta nel mondo. Partenze internazionali (4-8 pax) tutti i giorni, base 2 pax € 3.660, base 4 € 3.280, www.viaggilevi.com, info@viaggilevi.com

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