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venerdì, Aprile 19, 2024

Libano, grandi tesori sulla rotta dei Fenici.Un patrimonio Unesco scampato all’Isis

 

di Emanuele Roncalli

Colonnati, marmi, mosaici e sarcofagi nei cinque siti tutelati dalle Nazioni Unite risparmiati dal conflttoI caschi blu italiani  in prima linea per il recupero e la valorizzazione dei reperti romani a Tiro

 

Biblo, Sidone, Tiro. È la rotta dei Fenici. La storia dei grandi marinari passa da qui, fra una terra arida e il mar Mediterraneo. S’imparano a conoscere già sui testi delle scuole elementari e si scopre che la loro civiltà prosperò con il commercio di vetro, cedro e porpora. Dopo di loro giunsero gli assiri e poi i romani, i bizantini… Libano, da sempre, terra di conquista. Ogni popolo ha lasciato le proprie tracce. E oggi il Paese dei cedri, nonostante l’ esiguità del territorio, aspro e arido, può vantare la bellezza di cinque siti patrimonio dell’ Unesco: la città di Anjar, fondata dal califfo Walid I all’ inizio del VIII secolo; Baalbek conosciuta come Heliopolis, esempio di architettura romana imperiale; Biblo, da dove si diffuse l’ alfabeto fenicio; Tiro la dominatrice dei mari, che fondò colonie come Cadice e Cartagine; la valle di Qadisha, uno dei primi e più importanti insediamenti monastici cristiani nel mondo, mentre nelle vicinanze si trovano i resti della grande foresta di cedri del Libano.
Nonostante la vicinanza alla Siria , dove gioielli come Palmira sono stati rasi al suolo e sono continuate le devastazioni di monumenti e cultura, questi luoghi sono resistiti fortunatamente alla furia dell’ Isis. Baalbek, nella valle della Bekaa dista, fra l’altro, in linea d’ aria solo duecento chilometri dalle rovine di Palmira, abbattute nel 2015 dagli uomini di Al Baghdadi. Le ragioni per le quali questi patrimoni dell’archeologia sono scampati alla distruzione sono principalmente due. La prima starebbe nel fatto che una parte dell’Islam non pratica l’iconoclastia e non nutre particolare odio con il passato pre -coranico. La seconda – e questo è un dato incontrovertibile -perché gli eserciti qui hanno avuto la meglio contro l’Isis.
Baalbek, del resto, è il luogo di nascita di Hezbollah del generale Hassan Nasrallah, roccaforte del movimento che ha difeso strenuamente il Tempio di Bacco e quello di Giove. Ma c’ è anche un altro esercito che in tempi recentissimi ha dato man forte per recuperare e proteggere le testimonianze più remote della storia libanese ed è l’Esercito italiano.
I caschi blu della missione Unifil – attualmente agli ordini del generale Rodolfo Sganga di Varese – hanno infatti completato progetti di recupero e mantenimento delle strutture dei siti archeologici di epoca romana dislocati nella città di Tiro (nel 2006 con il generale Franco Federici, comandante della Brigata Alpina Taurinense).
Le aree interessate sono il sito di Al-Bass, che comprende un’estesa necropoli con centinaia di sarcofagi e complessi tombali, un arco trionfale, un acquedotto e il secondo ippodromo più grande e meglio conservato al mondo, e Tiro città, dove si possono ammirare mosaici e strade lastricate di marmo, colonnati, bagni pubblici, un intero quartiere residenziale, un’ arena rettangolare unica nel suo genere. Questi siti risalgono al periodo romano e bizantino tra il II e il VI secolo d.C., anche se sotto il sito di Tiro città sono stati ritrovati resti risalenti alla civiltà fenicia. L’ intervento di recupero ha permesso di dotare le due principali aree archeologiche della città libanese di camminamenti, toponomastica tematica e ripartizione delle aree di transito dei visitatori, che possono visitare nuove aree dei siti nominati patrimonio dell’ Unesco già nel 1984. Lo scorso agosto è stato siglato un protocollo di gemellaggio tra una delegazione del comune sardo di Sant’ Antioco e le autorità locali della municipalità di Tiro. L’ accordo è stato patrocinato dal contingente militare italiano impiegato nella missione Unifil. Vi sono infatti similitudini culturali e architettoniche tra le due città: furono i Fenici, provenienti da Tiro, tra la fine del IX e dell’ VIII secolo a. C., a fondare la città di Sulky, l’attuale Sant’ Antioco. Recuperare i reperti di epoca romana monitorando il rischio di infiltrazioni terroristiche e di danneggiamento dei beni culturali, come avvenuto a Palmira, era l’ obiettivo dei caschi blu italiani e dei militari libanesi (Laf).
Tiro, una novantina di chilometri da Beirut, è una città connotata da uno sviluppo urbanistico piuttosto caotico che si stringe attorno ai luoghi archeologici.

COME RAGGIUNGERE  TIRO
Raggiungerla non è facile in quanto è necessario ottenere un lasciapassare dell’ esercito libanese. Il Sud del Paese – sotto controllo anche dei militari italiani della missione Unifil – è ancora soggetto a tensioni. I check point sono ovunque e i militari respingono i viaggiatori sprovvisti di lasciapassare. Il transito oltre la linea del fiume Litani (confine del teatro operativo Unifil) è soggetto ad autorizzazione da parte delle Forze Armate Libanesi (Laf), mentre nessun transito è consentito a sud attraverso la cosiddetta Blue Line, che separa il Libano e Israele. È inoltre obbligatorio il visto di ingresso nel Paese.
I cittadini dell’ Unione Europea possono ottenere il visto alla frontiera di ingresso (aeroportuale o terrestre), a condizione che non si tratti di visto per lavoro o per prestazioni artistiche. Per il rilascio del visto è necessario: essere in possesso di biglietto aereo di ritorno e di passaporto con validità superiore ai 6 mesi. L’ ingresso nel Paese non è inoltre consentito ai titolari di passaporto israeliano o qualora, su passaporto di altra nazionalità (inclusi quelli italiani), sia stato apposto un visto d’ ingresso in Israele: i controlli alla frontiera – a questo riguardo – sono molto meticolosi. Va poi ricordato che a Tiro numerosi sono i palestinesi che hanno trovato una sistemazione di fortuna nei campi profughi allestiti alla periferia sud della città e nei pressi dell’ ippodromo romano. La vicinanza al confine israeliano e i problemi sociali causati dall’ arrivo dei profughi hanno rallentato progetti di sviluppo economico e turistico, così il divario di benessere tra il Sud del Libano e le aree più sviluppate, come Beirut si è acuito. Tiro e Sidone restano comunque tappe imprescindibili per quanti intendono ripercorrere le orme degli antichi popoli e andare alla scoperta di scavi archeologici, grandi moschee, chiese cristiane, botteghe artigianali, suq e caravanserragli. Respirando la più autentica atmosfera mediorientale.
Emanuele Roncalli, socio Gist, inviato de L’Eco di Bergamo, ha preso parte a dicembre alla missione dei caschi blu italiani in Libano come giornalista embedded, al seguito dell’Esercito.

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