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giovedì, Marzo 28, 2024

Cina: la meraviglia in terracotta

Viaggio in Cina, nella città di Xi’an, dove si trova l’esercito sepolto del «Primo imperatore». Ha oltre 2000 anni 
ed è uno dei Patrimoni dell’Umanità dell’Unesco


Di Luca Pollini

 

Tranquillo, seduto sulla sua poltrona, firma centinaia di copie, stringe migliaia di mani e, quando ha l’ispirazione, sopra una pergamena scrive un suo pensiero o una massima di Confucio. Yang Ji De, 67 anni, è una delle persone che ha contribuito a risollevare l’economia cinese, sicuramente quella di Xi’an, la città dove è nato e tutt’ora vive. Sì, perché Yang nel marzo del 1974 ha scoperto L’esercito di Terracotta, considerata «l’ottava meraviglia del mondo». E da allora Xi’an non è più la stessa. Yang non è un archeologo, e nemmeno uno studioso di storia: all’epoca del ritrovamento aveva 26 anni e faceva il contadino a Litong, paese a circa 35 km ad ovest della città. Quello che oggi è uno dei siti archeologici più visitati al mondo è il campo dove lui, insieme alla sua famiglia e ad altri contadini, coltivava riso e verdure e dove un giorno, nell’intento di scavare per piantare nuove coltivazioni, trova una testa di una statua fatta con la terracotta. Yang avvisa del ritrovamento i responsabili del Partito comunista di Litong che, a loro volta, informano Pechino che invia sul posto una squadra di archeologi. Il presidente Mao Tse-Tung è già malato, e la decisione di non distruggere il reperto e di continuare a scavare sembra sia stata presa dai suoi collaboratori più stretti, tra questi Deng Xiaoping e Hua Guofeng, mentre la moglie del presidente, Jiang Qing, avrebbe voluto distruggerla. Il campo di Yang viene perciò sequestrato e iniziano i lavori che, in brevissimo tempo, portano alla luce la leggendaria armata posta a difesa della tomba del Primo Imperatore Qin Shi Huan, colui che nel corso del III secolo a. C. riesce a unire un immenso territorio – uniformando scrittura, moneta e sistema di misura – creando, di fatto, la Cina. Il governo centrale non si dimentica del contadino Yang e per ricompensa gli offre una casa e un nuovo lavoro: diventare custode del museo che verrà costruito proprio sul suo ex campo di lavoro. Yang, però, è costretto a rinunciare: è analfabeta. A questo punto il Partito decide di pagare gli studi al contadino che oggi, seduto all’uscita dell’area archeologica, firma copie del catalogo, scrive pensieri sulla vita e sulla pace e riporta massime di Confucio.

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L’imperatore Qin Shi Huang era ossessionato dalla morte, tanto che nel 246 a.C., ancora adolescente, commissiona la costruzione di un enorme mausoleo rifornito di tutto quello di cui avrebbe avuto bisogno nell’aldilà, compreso un intero esercito di guerrieri in terracotta a grandezza naturale. L’armata di argilla – che comprende ogni grado dell’esercito, dai più potenti generali agli umili fanti – è rimasta così sull’attenti per 2.000 anni, sepolta in alcune fosse adiacenti alla tomba dell’imperatore fino a quando non l’ha scoperta Yang. A tutt’oggi sono state scavate tre fossati per circa 23 mila metri quadrati, dove è possibile ammirare 7.400 pezzi tra guerrieri e cavalli di terracotta a grandezza naturale oltre a 130 carri di legno e ferro. Secondo gli archeologici le statue – la cui altezza varia da 1,78 a 1,97 mt – sarebbero i ritratti di modelli reali: ciascuna, infatti, ha espressione del viso, postura e caratteristiche diverse.

Xi’an, città capoluogo della provincia Shaanxi a un migliaio di km da Pechino, è una delle culle della civiltà cinese: chi vuole conoscere la storia e la cultura della Cina deve obbligatoriamente passare di qui. È stata capitale di 13 dinastie – tra cui i più potenti imperi dei Qin, degli Han e dei Tang – e punto di partenza dall’Oriente della millenaria Via della Seta, reticolo di itinerari terrestri, marittimi e fluviali che si sviluppava per circa 8.000 km, lungo i quali si erano snodati i commerci tra l’impero cinese e quello romano. Con questa ricca eredità storica e culturale Xi’an, insieme a Atene, Roma e Il Cairo, è considerata una delle quattro capitali di grandi civiltà antiche del mondo. Una capitale il cui centro è ancora protetto da antiche mura di cinta risalenti alla dinastia Ming (1370) e ancora perfettamente conservate: lunghe circa 14 km, alte 12 metri e larghe dai 12 ai 14 metri, con torri negli angoli e quattro portoni, oggi sono circondate da un parco pubblico, sede di iniziative e attività culturali. Se oggi Xi’an è la terza città più visitata della Cina, dietro solo a Pechino e Shanghai, lo si deve a Yang Ji De che tutti i giorni fa gli onori di casa, stringendo migliaia di mani ai turisti che accorrono a centinaia di migliaia per visitare la sua scoperta. «Ma non mi sento un eroe – dice tra un autografo e l’altro – sono solo stato fortunato». E si mette a scrivere un ultimo pensiero: «Che in Cina la vita possa migliorare per tutti». Poi sorride e ci saluta.

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La vita frenetica tra le vecchie mura

All’interno delle mura si ergono la Torre della Campana e quella del Tamburo, costruite durante il periodo Ming: il suono della campana annunciava agli abitanti il sorgere del sole, quello del tamburo il tramonto. Sul retro della Torre del Tamburo, in un dedalo di vicoli affollati e rumorosissimi, vive la comunità Hui, minoranza etnica islamica, religione introdotta in città dai mercanti arabi e che fiorì durante l’epoca Yuan nel 1300. In un attimo si passa dalle strade larghe tre corsie, intasate dal traffico caotico e illuminate da enormi insegne pubblicitarie a un vero suk, nelle cui viuzze si affacciano case in mattoni non più alte di due piani, negozi variopinti e botteghe artigiane. Qui si vende di tutto, mobili, abbigliamento, elettronica e si cucina all’aperto, dai dolci speziati agli spiedini di carne e pesce appena arrostiti, frutta secca calda, zuppe piccanti, spremute di melograno e torte di riso caramellato. È uno dei luoghi più affascinanti e vivaci – e meno turistici – della città.

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I ravioli? Ripieni di nidi d’uccello

 

Sono salati, piccanti, dolci o agro-dolci; possono essere ripieni di carne, pesce, gamberetti, verdure, cioccolato; sono cucinati al vapore, ma anche fritti, bolliti o arrostiti. Le combinazioni sono tantissime e fanno sì che gli Jianzi – i ravioli di pasta di pane – vengono preparati in oltre duecento modi differenti. Jianzi è la specialità più popolare di Xi’an, assieme alla zuppa di montone, di origini musulmane, che è consumata accompagnata dal pane fatto a pezzetti, formaggio di soia e funghi con aggiunta di salsa piccante. Tra i ristoranti migliori della città dove provare questi piatti c’è Defachang, in centro, accanto alla Torre della Campana: preparano centinaia di varietà di ravioli, tra cui anche quelli prelibatissimi – almeno per loro – con il nido d’uccello, cetrioli di mare e riccio. Il menu proposto dal Vecchia Xi’an è rinomato per le specialità della cucina Shaanxi: qui, oltre alla zuppa di montone, si possono provare la gelatina di carne di giuggiola e una squisita torta di cachi.

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TOP 5

Il più imponente

Guerriero di Terracotta Guardare il volto, la postura, il fisico delle oltre 7.000 statue che raffigurano un guerriero a difesa della tomba dell’imperatore Qin Shiuhuang è impossibile. Ma già dalla prima occhiata si capisce che si è davanti a un capolavoro unico nel mondo.

Il più vivace

Quartiere musulmano Da Xi’an partiva la Via della Seta che collegava Roma con l’Asia e quest’eredità multiculturale si sente nelle strade del quartiere musulmano: le bancarelle e i ristoranti all’aperto cuociono e vendono di tutto, dai kebab ai noodle locali.

La più mistica

La Pagoda dell’Oca Selvatica È stata costruita nel 652 durante la dinastia Tang per il culto e la preservazione delle scritture in sanscrito, i ritratti e le reliquie del Buddha portati in città dal monaco Xuanzang al suo ritorno dall’India. Si trova all’interno del tempio Ci’en.

Il più chic

People’s Grand Hotel Fondato nel 1953 il leggendario Hotel del Popolo dove i dirigenti del Partito comunista incontravano i capi di Stato è stato completamente ristrutturato e trasformato in un lussuoso hotel di sole 71 camere (la numero 1688 è grande 210 mq) della catena Sofitel.

Il più spettacolare

Teatro Tang Le Gong È la sede della rappresentazione della musica e della danza nello stile della dinastia Tang. Strumenti originali, abiti coloratissimi, danze sinuose per conoscere la storia di Xi’an e della provincia dello Shaanxi attraverso la successione delle dinastie imperiali.

 

 

Articolo pubblicato su La Gazzetta di Parma domenica 5 aprile

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